Ricorda la violenza guardando un film: nonno condannato

Due anni sprofondato nel pozzo della memoria. Un ricordo riemerso per caso davanti alla televisione. Un flash, l’immagine del nonno che abusa di lui. Quindi, la denuncia, il processo e la sentenza nei confronti dell’anziano di 69 anni, G.B., condannato a sette anni con l’accusa di violenza sessuale aggravata contro il nipote, all’epoca 13enne. La porta dell’inconscio si spalanca un anno fa. Il ragazzo, che ha qualche problema di apprendimento, da tempo soffre di disturbi comportamentali. È nervoso, distratto, sempre più chiuso. Una sera, siede sul divano accanto alla cugina. Stanno guardando un film alla Tv. Sullo schermo, le immagini di due fidanzati che si baciano. Qualcosa si sblocca nella mente del minorenne.
Diventa pallido e muto. La sera successiva si confida con la cugina. E le dice che, due anni prima, il nonno aveva abusato di lui. Almeno un paio di volte. Lo stesso racconto viene fatto ai genitori. Scatta la denuncia, e il pm Marco Ghezzi apre un’inchiesta. Il nonno è arrestato, mentre il nipote racconta di quando l’uomo gli faceva vedere delle videocassette porno e poi abusava di lui. Ricordi sepolti per due anni. «Rimozione selettiva», spiegano gli psichiatri. Dimenticare un frammento traumatico della propria vita per non dover convivere con il ricordo.

L’uomo, nel corso del processo, si è sempre dichiarato innocente, sostenendo che quanto raccontato dal nipote fosse frutto della sua immaginazione, e che le videocassette ritrovate dagli inquirenti in casa sua gli erano servite solo per «dare una svegliata» al nipote, ma le ricostruzioni sempre più convincenti fatte dal minorenne, e le testimonianze dei parenti, hanno convinto i giudici della sua colpevolezza.

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