Riecco Abbiati copia e incolla con il superman di 12 anni fa

Se Christian Abbiati vola negli angoli della porta a togliere ragnatele e gol fatti, allora è fatta. «L’ho presa come un segno del destino» la confessione pubblica di Adriano Galliani che ai corsi e ricorsi storici è particolarmente affezionato. Era accaduto anche allora, nell’anno dello scudetto inatteso e improvviso firmato Zaccheroni: a Perugia, snodo decisivo della cavalcata tricolore, domenica 23 maggio, Abbiati è il protagonista di un volo sotto la traversa per ricacciare indietro con la sua manona provvidenziale la stoccata di Bucchi. A Brescia, 12 anni dopo, Abbiati, non più un portierino alle prime armi, si è ripetuto: stesso volo, direzione opposta, per ricacciare fuori dall’incrocio la palletta avvelenata di Diamanti. «Non sei stato bravo, sei stato super» il riconoscimento dei suoi sodali che lo hanno festeggiato come Robinho.
«Eppure la parata più bella e forse decisiva è stata quella nel derby» il giudizio disincantato di Allegri che a quella esibizione ha affidato il valore simbolico della parata dell’anno, la parata scudetto. Effettuata nel finale del primo tempo del derby, col Milan sopra di un gol, 1 a 0 appena, e l’Inter tutta all’arrembaggio nel tentativo di guadagnarsi il pari. Senza quell’intervento di Abbiati, tutto istinto e reattività fisica, ballando sulla linea bianca come su un precipizio, per respingere la capocciata di Thiago Motta, il Milan sarebbe ancora invischiato nel corpo a corpo con Napoli e Inter.

Gli era successo anche in Champions, nella semifinale contro l’Inter di Cuper e molti l’hanno già dimenticato: quella respinta, con la sagoma imponente, sulla stilettata di Martins, a pochi secondi dal gong, fu un altro prodigio, anzi un altro preannuncio. Perchè fu seguita dalla serata di Manchester con i rigori parati da Dida e la Champions tornata a casa, sfuggita alla presa della Juve di Lippi. Scusi, signor Galliani, vorrà dire qualcosa questo accostamento?

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