Parigi - "Mettete la Libia a ferro e fuoco". Torna a parlare Muammar Gheddafi in un messaggio audio diffuso dal canale Al Arabiya. "Continuate a combattere anche se non sentite la mia voce", ha detto ancora il raìs. "Non siamo donne deboli. Non siamo schiavi. Non possiamo arrenderci. Lasciate che sia una lunga battaglia, che la Libia sia divorata dalle fiamme". Il colonnello invita quindi i suoi fedelissimi a organizzare "imboscate" contro i "collaboratori" della Nato. "Alla fine saremo ripagati con la vittoria", dice ancora Gheddafi a 42 anni dalla sua salita al potere e nel giorno della Conferenza di Parigi sulla Libia. Continuano le defezioni. Infatti, l’ex premier di Muammar Gheddafi, Al Baghdadi Al Mahmoudi ora è passato dalla parte dei ribelli. Lo ha assicurato egli stesso all’emittente Al Arabiya. Al Mahmudi sostiene di "essere rimasto in Libia e di essere in contatto con il Cnt".
Berlusconi: impegno dell'Italia fino alla liberazione "Dobbiamo continuare l’attività di supporto a difesa della popolazione civile finché il territorio non sarà liberato". Lo ha detto Silvio Berlusconi durante la conferenza sulla Libia in corso a Parigi insieme a Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Canada, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Qatar e il Cnt libico., aggiungendo che "faremo tutto il possibile, tutto quello che ci verrà chiesto" per sostenere la Libia. "Abbiamo chiesto all’Onu di scongelare 2,5 miliardi di dollari", ha aggiunto il premier che ha assicurato che l’Italia continuerà a "mettere a disposizione le sue sette basi aeree" per le operazioni in Libia. Inoltre il premier ha precisato che "abbiamo chiesto il ripristino di Green Stream", il gasdotto dell’Eni che "fornisce gas a tutta l’Europa". Intanto, mentre i ribelli rinviano di una settimana l'ultimatum ai lealisti, il processo di ricostruzione della nuova Libia e lo sblocco dei fondi congelati nelle banche estere sono al centro della Conferenza di oggi a Parigi dei Paesi amici della Libia, una riunione fortemente voluta dal presidente Nicolas Sarkozy, a cui partecipa Silvio Berlusconi.
Riunire la comunità internazionale Una sessantina di delegazioni sono riunite per l’occasione in Francia. L’obiettivo, nella sostanza, è evitare uno sbocco da "nuovo Irak": "È fondamentale che la transizione abbia successo, come accaduto per le operazioni militari", ha indicato la presidenza francese. "Sul piano militare la partita è giocata. Ma se si aspetta, si rischia di far fallire la transizione. Si tratta di radunare la Comunità internazionale dietro le nuove autorità per aiutarle ad attuare con successo la transizione democratica e la costruzione di una Libia nuova". Durante la Conferenza, il Cnt dovrà "precisare la sua road map politica e formulare le sue richieste" al fine di instaurare uno Stato di diritto, dopo 42 anni di dittatura di Gheddafi", come ricorda il ministro francese degli afafri Esteri, Alain Juppé.
Le richieste del Cnt E le richieste che Jibril e Jalil avanzeranno alla comunità internazionale dovrebbero riguardare soprattutto i settori dell’Istruzione, della Sanità, della Sicurezza. In termini numerici, l’emergenza è stata quantificata dalla leadership di Bengasi in 5 miliardi di dollari "urgenti". Servono per pagare i salari dei funzionari statali e rimettere in piedi un esercito e una forza di polizia regolari. A tale scopo, Jibril ha più volte richiesto lo sblocco dei beni libici congelati nel quadro delle risoluzioni dell’Onu di fine febbraio e inizio marzo.
Anche la Francia sblocca beni Fino a questo momento è stato scongelato un miliardo e mezzo di dollari delle banche americane e il Comitato per le sanzioni delle Nazioni Unite ha autorizzato ieri il governo britannico a sbloccare 1,6 miliardi di dollari del regime libico da destinare ad aiuti umanitari per i libici. Oggi anche la Francia ha ottenuto il via libera per lo sblocco di 1,5 miliardi di euro di beni libici che verranno consegnati al Consiglio Nazionale di Transizione.
Gheddafi non è in Algeria Continua intanto il giallo sulla sorte del raìs. Algeri non ha mai considerato l’ipotesi di ospitarlo, come ha assicurato il ministro degli Esteri algerino, Mourad Medelci: "Non è mai stata discussa l’ipotesi che Gheddafi potesse venire a bussare alla nostra porta. L’Algeria non andrà contro la volontà internazionale di risolvere la questione libica. L’Algeria non prenderà mai la parte di Gheddafi". Nel Paese si trovano da giorni tre figli di Gheddafi, Aisha, Hannibal e Mohamed, la moglie, Safiya, e altre 27 persone, tra parenti e assistenti del colonnello.
Le autorità algerine per giustificare l’ingresso di Aysha Gheddafi nel Paese avevano parlato nei giorni scorsi di un "caso umanitario", dal momento che la donna era sul punto di partorire. Secondo alcune fonti vicine alla presidenza algerina, citate oggi dal quotidiano al-Watan, Gheddafi avrebbe cercato di rifugiarsi in Algeria, ma la sua richiesta sarebbe stata respinta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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