La gola tagliata con un coltello da cucina, la testa fracassata con il ferro da stiro. È stato uno dei suoi tre figli ieri mattina a trovare il cadavere massacrato di Rita Bestetti, una vedova 66enne residente a Monza in un appartamento al terzo piano di uno stabile popolare di via Pellegrini 28, nel quartiere Ginestra. Erano le 11.30 quando Igor, 38 anni, ha aperto la porta dellabitazione della madre e lha trovata a terra, insanguinata, senza vita. Il giovane ha cominciato a gridare, a stringersi le mani sui lunghi capelli rasta, quindi ha chiamato aiuto e sul posto è arrivata la polizia e unambulanza. Tutto inutile, purtroppo: la signora Rita era morta da diverse ore, forse addirittura dalla sera prima. E ad aggredirla in maniera selvaggia, quasi sicuramente in preda a un raptus improvviso, è stata una persona che conosceva bene e della quale la donna si fidava. Un individuo che la donna ha fatto entrare in casa senza esitazioni, senza opporre resistenza. E che quando lha assalita lha colta completamente impreparata.
Gli investigatori della squadra mobile di Milano, che si occupano delle indagini, non hanno dubbi: lassassino non voleva rapinare Rita o sottrarle qualcosa che la donna teneva in casa. Del resto nellappartamento regnava lordine, nulla è stato messo a soqquadro. E nessuno nello stabile si è accorto di qualcosa di strano. «È stato un atto fulmineo - spiega un investigatore - tipico di un raptus. Non cè premeditazione. E anche il movente dellomicidio potrebbe essere molto futile».
In questura a Milano sono finiti i tre figli della donna: Omar, 40 anni E Igor, entrambi figli naturali della vedova (il marito è morto un paio di anni fa) e Alessandro, un 30enne figlio di un nipote. La signora Rita aveva ufficialmente adottato il ragazzo per problemi famigliari anni fa. E lui era lunico tra i fratelli che, non essendosi creato ancora una famiglia, viveva con la madre. In questi giorni, però, era fuori Monza insieme alla fidanzata.
Rita Bestetti era una donna simpatica, stimata e benvoluta dai vicini. Arrotondava la pensione lavorando come cuoca e barista presso una mensa e, qualcuno dice, le piaceva andare a ballare. «E cantava, cantava tutto il giorno: era di unallegria contagiosa. La vedevamo portar fuori il cane del figlio Igor, quando le veniva affidato. Era sempre elegante, ordinata, mai un filo storto» spiega Angela G., una pensionata 71enne che vive dinnanzi allabitazione della morta e che, come tutti gli abitanti del quartiere, non vuol credere che quel brutto delitto sia successo proprio lì, all Ginestra.
I tre figli lavoravano tutti insieme nellazienda di famiglia, fondata dal padre, una ditta che produce componenti per meccanica di precisione. «Sono monzesi da generazioni - spiega un altro vicino di casa -. Gente per bene. Non so chi potesse voler morta una donna come la signora Rita...Questo è un mondo di pazzi».
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