Genova - Coi treni, tipo Tav e Terzo Valico, no, non s’è mai trovato bene. Ma con le stazioni sì. Tanto che lui, Alfonso Pecoraro Scanio, vestale dell’ambientalismo radical chic, nel marzo scorso, sentendosi ormai vicino al tramonto dell’incarico ministeriale nel governo Prodi, s’è messo in testa di lanciare l’operazione «Stazioni pulite». Quasi fosse il suo testamento politico spirituale. E senza nemmeno farsi problemi di copyright lessicale con il collega Di Pietro, ha annunciato con squilli di tromba e fanfare l’iniziativa - anche sul suo sito www.pecoraroscanio.it -, al modico prezzo di 250mila euro, sacchetti, palette e ramazze tutto compreso. A tanto corrisponde, infatti, l’esborso previsto inizialmente per mantenere il decoro nelle 124 stazioni inserite in agenda, sulle oltre 400 individuate in un primo tempo e poi limitate per mancanza di fondi. Solo che poi, i rifiuti differenziati in stazione ritornano indifferenziati, perché finiscono in un unico calderone. In discarica.
I costi
L’unica indicazione, a dir poco evasiva, sugli oneri dell’operazione «Stazioni pulite» l’aveva data sul blog lo stesso Pecoraro: «Ma dove prendiamo i soldi? Chiederete voi. Ma dalle risorse impegnate in vecchi e inutili progetti! Vi rispondo io. Il Cipe dovrebbe disinvestire questi fondi per utilizzarli in progetti a favore delle linee regionali, più vicine alle esigenze dei cittadini, soprattutto coloro che sono costretti a fare i pendolari». La solita chiarezza divenuta ormai leggendaria. La realtà è diversa. E si fa presto a fare i conti giusti: da 100 a 200 euro per ogni bidoncino della differenziata, circa 2mila euro per ogni stazione. «Se ne vale la pena...».
L’operazione
Dopo il proclama, l’azienda ferroviaria comincia a sistemare treppiedi con appositi contenitori: giallo per i rifiuti in plastica, bianco o grigio per la carta straccia, azzurro per l’alluminio, ma anche bidoni bianco-acciaio per i rifiuti «misti», e gli eventuali scarti non riciclabili. Per il vetro, invece, strano: non è previsto il contenitore. Una scelta che pare inspiegabile, visto che nei distributori di bibite installati nelle stazioni Fs ci sono succhi di frutta in bottigliette di vetro che regolarmente sono abbandonate a terra o nei bidoni dei rifiuti «misti».
La verifica
Lo scetticismo comincia presto: fidarsi dell’efficacia di un provvedimento emesso da Pecoraro Scanio è da temerari. Meglio controllare. Ed è quello che ha fatto il Giornale, andando a verificare come funziona la raccolta differenziata nelle due principali stazioni di Genova, Piazza Principe e Porta Brignole. Nelle settimane scorse erano giunte in redazione diverse segnalazioni. Indicavano come nelle stazioni cittadine il riciclo dei rifiuti lasciati dai passeggeri fosse vanificato dal comportamento degli addetti. Due settimane di appostamenti, facendo finta di essere passeggeri in transito per la Liguria, muniti di macchina fotografica e videofonino, hanno permesso di confermare l’esito «genovese» - ma universale - della campagna ecologista promossa dall’ineffabile Pecoraro Scanio. Il «bottino» è stato una serie di immagini scattate a distanza e in vari momenti della giornata, che dimostrano senza tema di smentite quello che avviene ogni giorno: i rifiuti separati dai viaggiatori tornavano a riunirsi in un unico sacco.
Come funziona
Vedere per credere: i bidoni con gli scarti di plastica, carta e alluminio vengono svuotati tutti insieme in un contenitore dagli addetti in tuta verde incaricati della raccolta che girano grosso modo ogni tre ore, cercando di non attirare l’attenzione. Qualcuno, infatti, potrebbe anche insospettirsi della manovra. Bisogna star lì delle ore per «beccarli» sul fatto. Anche se la farsa non è certo colpa loro.
Le giustificazioni
Da Grandi Stazioni, la società che gestisce gli scali ferroviari italiani, allargano le braccia e ammettono: «Non si può fare altrimenti. I rifiuti sono “contaminati”, cioè la gente getta nei bidoni di carta, plastica e lattine, quello che vuole. Perciò riuniamo l’immondizia differenziata e mandiamo tutto in discarica». E allora perché continuare? «Perché un anno fa abbiamo firmato un protocollo con il ministero. E dobbiamo rispettarlo. Eppoi bisogna educare la gente a differenziare». Certo. Anche se costa, ma non serve a niente.
È così dappertutto
Intanto da Grandi Stazioni confermano il problema nazionale: «Quello rilevato dal Giornale è verissimo e accade in tutte le stazioni della rete. Non possiamo avere addetti che fanno la cernita dell’immondizia. I costi sarebbero troppo alti. Alla stazione Termini di Roma, ad esempio, la metà dei rifiuti va in discarica, il resto è riciclato».
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