Rifiuti, topi e macerie: da gioiello dell’ippica a rifugio dei disperati

La struttura costruita a San Siro nel 1920 è stata lasciata a lungo in abbandono tra le proteste del Wwf

«Quando sono entrata non ci volevo credere, non avrei mai immaginato che avvolto nella giungla ci fosse un edificio di tale bellezza». Queste le parole di Giovanna Franco Repellini, architetto che ha firmato il progetto di recupero e di trasformazione delle scuderie De Montel, tra via Fetonte e via Achille a San Siro. A due passi dall’Ippodromo del Galoppo e dal Meazza, proprio davanti allo scivolo che porta i pullman dei giocatori negli spogliatoi, si trova uno splendido edificio in stile eclettico, dichiarato nel 2004 monumento nazionale e in completo stato di abbandono.
«Entrando ho notato che mancavano gli stipiti di porte e finestre - commenta l’architetto Repellini - probabilmente sono stati usati dai barboni ed extracomunitari che ci vivevano per fare dei falò. Non solo, il tetto è completamente crollato con le nevicate di due anni fa». Insomma quelle che erano le scuderie a 5 stelle, dotate di servizi, spazi per accessori, servizi igienici, selleria, sono diventate negli anni dormitorio per clandestini e senzatetto. Spazzatura, topi, panni stesi e sporcizia di ogni tipo hanno campeggiato in bella vista nell’edificio liberty che mantiene solo il ricordo della gloria passata. Puntelli e travi per tenere in piedi quel poco che è rimasto intatto, in barba alla consacrazione nel 2004 delle scuderie come Monumento nazionale. Vincolo apposto grazie e soprattutto all’iniziativa dei cittadini, riuniti in comitati, che hanno raccolto 11mila firme a sostegno della causa, del Wwf, e soprattutto di Italia Nostra. Un attestato di valore che è rimasto solo sulla carta: l’amministrazione comunale ha abbandonato le scuderie De Montel al loro destino fino a un anno fa, quando è uscito il bando - vinto dal Consorzio Stabile - per il recupero. E pensare che l’edifico liberty era scampato anche alla speculazione edilizia che toccò la pista di allenamento annessa alle scuderie, diventata negli anni ’80 una lussuosa area residenziale. Le De Montel si salvarono così come scomputo di oneri di urbanizzazione e andarono al demanio.
Un paio di anni fa il complesso vide sfumare il miraggio della rinascita: in zona 7 si parlava di un possibile restauro connesso al piano per il quarto anello di San Siro, che si concluse con un nulla di fatto.

Non solo, dopo il vincolo l’associazione Gruppo Verde san Siro prese l’iniziativa e presentò un progetto di recupero da 4 milioni di euro, tre le possibili destinazioni: un biohotel, un centro ippico, un centro di educazione ambientale o un centro di ippoterapia, come propose la fondazione Don Gnocchi, in alternativa alla cascina Linterno. Intanto barboni e clandestini facevano avanti e indietro dalle scuderie indisturbati. L’anno scorso la svolta: il concorso e la proposta assolutamente originale (e vincente) delle Nuove Terme Milano.

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