Il 2006 verrà ricordato come l'anno della corsa al ribasso dei conti bancari? E' ancora presto per dirlo. Di certo, però, per l'entrata in vigore della neo-riforma del risparmio, l'anno in corso passerà alla storia perché segna il passaggio della competenza sulla concorrenza bancaria dalla Banca d'Italia all'Antitrust. La stessa Authority garante della concorrenza che di recente ha avviato un'indagine accendendo i riflettori sulle spese dei servizi bancari richiesti dagli istituti di credito italiani, un'indagine che sta già producendo i suoi effetti spingendo alcune banche a ritoccare i costi per certe operazioni come la chiusura del conto e il trasferimento titoli. Il tutto in linea con la tesi dell'Associazione per la difesa degli utenti dei servizi bancari, finanziari, postali e assicurativi, l'Adusbef, che da tempo denuncia la corsa al rincaro dei conti correnti. E a rincarare la dose, lo studio condotto dall'Ocse in Europa, secondo il quale la media dei costi dei conti correnti di base alla clientela è di 105 euro l'anno (con Francia ed Austria, tra gli altri Paesi, che si pongono al di sotto), in una forbice che assegna all'Olanda il primato per il prezzo minimo di 38 euro. In particolare però le rilevazioni dell'Ocse mostrano che a guidare la classifica del "caro banca" sia proprio l'Italia dove un conto corrente costerebbe 252 euro, ossia 2,5 volte più della media europea, seguita da Germania (223 euro), Svizzera (159), Norvegia (131).
Uno scenario che non fa senz'altro sorridere, ma che al tempo stesso non è esaustivo della realtà e a tal proposito necessita di una serie di osservazioni.
Le premesse da cui parte l'Antitrust così come i risultati a cui è pervenuta l'Ocse sono perfettamente corretti da un punto di vista teorico ma non del tutto validi su un piano pratico. Infatti, se è vero che i costi dei conti correnti mediamente in Italia sono molto elevati e complessivamente su un utilizzo medio possono apparire simili, è altrettanto vero che esiste un'estrema variabilità fra le condizioni e le proposte provenienti dai vari istituti.
Ciò deriva dalla stessa natura del conto corrente che non è un prodotto ma una serie di servizi a disposizione della clientela, che come tali hanno un range di costi molto variabile; per rendersene conto, volendo fare un esempio, basta analizzare una qualsiasi tabella di confronto che evidenzierà le differenze esistenti per operazioni di bonifico e per i prelievi.
Di conseguenza, sostenere come fa l'Antitrust che potrebbe non esserci concorrenza fra le offerte delle banche è una valutazione giusta da fare ma che di fatto non trova un riscontro sempre concreto. Diversa è invece l'origine da cui parte questa valutazione, ossia che i prezzi dei conti correnti sono molto elevati e, va aggiunto, difficilmente quantificabili nel dettaglio e soprattutto molto soggettivi. A riprova, le stime ottenute se si comparano i costi richiesti dai conti correnti italiani ed esteri, considerandone un utilizzo medio, non corrispondono: l'Adusbef parla di 544 euro di media, per l'Abi si spendono intorno ai 100 euro e infine per l'Ocse si arriva addirittura alla soglia di 252 euro.
Tuttavia la situazione cambia se si confrontano i conti correnti esteri (Spagna, Olanda Francia, Austria e Germania), la media dell'Italia e l'offerta di Banca Mediolanum grazie soprattutto all'ultimo nato della sua famiglia di conti correnti, Riflex. I costi complessivi del conto corrente di Banca Mediolanum vanno da 30 a un massimo di 90 euro (mentre il solo canone annuo va da un tetto di 60 euro che può azzerarsi se il cliente mantiene con la banca investimenti per 30mila euro oppure una giacenza minima sul conto di 6mila euro). Ciò significa allora che il mercato è in grado di offrire la soluzione ideale per il cliente, l'importante è cercarla.
Inoltre va detto che i mercati esteri hanno un approccio differente in relazione ai costi e quindi non sempre è possibile accostarli. Per fare un esempio, in Olanda, è vero che la media dei costi dei conti correnti è di 38 euro, ma è altrettanto vero che gli interessi per scoperti di conto sono intorno al 20%, un valore doppio rispetto a quello italiano che per Banca Mediolanum scende a 9,88% più basso della media italiana (14,32%).
Pertanto Banca Mediolanum si posiziona al di sotto della media dei prezzi applicati dai competitors italiani, senza contare che ogni mercato ha delle dinamiche in base alle quali la redditività delle banche è comunque garantita. Ritornando all'esempio dell'Olanda, si tratta di costi low cost ma determinati dal fatto che il sistema di questo Paese prevede un indebitamento molto più alto e di conseguenza un recupero di redditività per le banche decisamente più ampio.
Alla luce di questo quadro, il punto cruciale è il seguente: il cliente deve fare attenzione a non confondere il low cost con un basso livello di servizio e piuttosto dovrà andare alla ricerca di un insieme di prestazioni che abbiano un costo adeguato. Ed è proprio sul fronte della qualità che da sempre Banca Mediolanum scommette e riscontra la fiducia della clientela.
Dalle ricerche svolte periodicamente, e in particolare in occasione del lancio di Riflex, è risultato che il cliente vive il conto corrente come una "materia prima", un insieme di servizi che devono essere efficienti e di qualità e che pertanto devono necessariamente avere un costo se pur corretto.
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