La prima riforma di Prodi: demolire quelle del Polo

«Il sistema elettorale va aggiornato d’intesa con tutti»

Adalberto Signore

da Roma

Che i settanta minuti d’intervento di Romano Prodi siano confezionati in modo da non suscitare alcun fastidio nella composita coalizione del centrosinistra è ben più che prevedibile. Così come è fin troppo scontato che nel descrivere le linee programmatiche del neonato governo il Professore badi bene a non avventurarsi su questioni troppo delicate per essere messe all’ordine del giorno di un voto di fiducia. D’altra parte, così han fatto tutti i suoi predecessori e così fa pure lui. Con un corollario, visto che in più d’un passaggio il leader dell’Unione arriva quasi alla sublimazione dell’ecumenismo. Ovviamente a senso unico, visto che l’unico applauso bipartisan che raccoglie è quando ringrazia Carlo Azeglio Ciampi (al primo giorno di scuola da senatore a vita) e augura buon lavoro a Giorgio Napolitano.
I «desiderata». La lista dei «desiderata» dell’Unione è lunga e impegnativa e il Professore prova a toccare tutte le questioni, approfondendo più o meno i temi sul tavolo a seconda di quanto dividano o uniscano la sua coalizione. Ma è sostanzialmente ottimista, visto che sono bastati neanche quaranta giorni dalle elezioni che, pure in assenza di un governo, «si stanno già intensificando i segnali di uscita dalla stagnazione». Nel cogliere «in queste settimane» gli incoraggianti segni di ripresa, avverte però che «il Paese ha bisogno di una forte scossa sul piano etico». «Vogliamo - sintetizza - che l’Italia torni a vincere e ce la faremo».
Irak. Si passa a uno dei temi più delicati, quello della guerra in Irak. «Che - dice - non condividiamo» ed è stata «un grave errore»». «Proporremmo al Parlamento il rientro dei soldati nei tempi tecnici necessari», annuncia incassando l’applauso dei banchi dell’Unione e i sorrisi soddisfatti della sinistra più radicale. Ma arrivano anche i fischi del centrodestra e il Professore ribatte quasi seccato: «Vorrei capire la differenza fra ciò che dico e quello che diceva il precedente governo con il ritiro entro fine del 2006...».
Europa e Usa. Il primo vero assaggio di ecumenismo, però, arriva sulla politica estera perché «il governo è impegnato a fare tutto quanto in suo potere affinché l’Europa diventi soggetto forte e unito nello scenario internazionale». E pur se così critico sull’Irak, è ovvio che l’esecutivo lavorerà «anche per consolidare e arricchire la storica alleanza con gli Stati Uniti».
Scuola e lavoro. Si passa alla politica interna e il leitmotiv resta lo stesso, perché se da una parte Prodi insiste a dire che «non ci sono spaccature nel Paese» e ribadisce che l’Unione non è ispirata «da una volontà di rivincita» o dal «desiderio di marcare ad ogni costo le differenze», dall’altra demolisce una a una le riforme attuate dalla Cdl negli ultimi cinque anni. Compresa quella della scuola, giudicata più che soddisfacente proprio da un rapporto ad hoc di quella Commissione Ue che il Professore presiedeva (era il gennaio del 2004). Ma i tempi sono cambiati e - dice oggi Prodi - «dopo dieci anni di riforme e contro riforme è giunto il momento di mettere ordine e cambiare ciò che palesemente non funziona». E ancora: «Sbagliato liquidare la formazione tecnico-professionale. Dobbiamo invece valorizzarla ed estenderla attraverso percorsi universitari brevi». Più netto, invece, sulla legge Biagi (secondo la dicitura cara alla Cdl) o legge 30 (più gradita all’Unione): «La sottoporremo a revisione. Meno precarietà ai livelli medio-bassi, più competizione ai livelli medio-alti. Useremo la concertazione e ridurremo il precariato».
Immigrazione e Giustizia. Caustico, invece, sulla Bossi-Fini che è «inefficace e demagogica». «Va mantenuto un tetto - spiega - ma dobbiamo rivedere la politica delle quote». E ancora: sì a «accoglienza, convivenza, garanzia», ma sì anche a «doveri». Bisogna «incoraggiare la piena integrazione fino alla cittadinanza». Basta, poi, «con il clima di tensione» tra politica e magistratura. «Vogliamo ridare serenità ai giudici», assicura bollando le riforme della Cdl in tema di giustizia come «pensate con spirito punitivo». Allo studio, annuncia, c’è anche un provvedimento di clemenza per «alleggerire l’insostenibile situazione delle carceri».
Riforme e infrastrutture. E ancora: no alla riforma costituzionale («sbagliata e dirompente, al referendum la maggioranza voterà compatta») e no alla legge elettorale («da aggiornare attraverso la ricerca di una larga collaborazione di tutte le forze politiche»). Come pure alle grandi opere: «Compatibilmente alle risorse, faremo investimenti mirati in una logica integrata piuttosto che di singole grandi opere».
Conflitto d’interesse e informazione. Il primo «va disciplinato con una normativa in linea con le altre democrazie, scevra da intenti punitivi ma più rigorosa di quella in vigore». La seconda, invece, sarà oggetto di dibattito nell’Unione. Con due alternative «per quanto riguarda la vigilanza sul pluralismo»: o attribuirlo all’Antitrust oppure «istituire una autorità ad hoc».
Conti pubblici e cuneo fiscale. Prodi pone poi l’accento sulla necessità di risanamento senza «manovre straordinarie» ma intervenendo «sulla tendenze dei grandi capitoli di spesa pubblica».

Il cuneo fiscale, conferma, sarà ridotto di cinque punti in un anno.
Concordia. Eloquente l’appello all’opposizione: «Chiedo la disponibilità a un’attenta considerazione di quello che andremo proponendo commisurandolo con gli interessi del Paese».

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