da Roma
Slittano ancora i tempi del Dpef. Il governo sta cercando di portare il Documento di programmazione economica e finanziaria al Consiglio dei ministri di venerdì 15, ma la tabella di marcia si sta spostando sempre più in avanti.
Ieri una nota di palazzo Chigi ha comunicato che gli incontri con le autonomie locali e le parti sociali, inizialmente previsti per giovedì e venerdì, sono stati spostati al 13 e al 14 luglio. Questo per permettere al governo di illustrare le linee guida del Dpef all’Ecofin del 12, Ai ministri Ue che formalizzeranno le «raccomandazioni» all’Italia il governo vuole portare il documento che sancisce l’impegno dell’esecutivo a rientrare sotto la soglia del deficit entro due anni come vuole Bruxelles.
Il rinvio consentirà inoltre al presidente del consiglio Silvio Berlusconi di partecipare di persona agli incontri con sindacati e associazioni datoriali.
Il testo del documento che lunedì il ministero dell’Economia aveva consegnato alla presidenza del Consiglio, ieri è stato distribuito ai ministeri. Il Dpef è anche stato al centro di una colazione di lavoro a Palazzo Chigi; un vertice tecnico-politico con il premier, il ministro dell’Economia Domenico Siniscalco oltre ai responsabili dell’Ambiente Altero Matteoli, del Welfare Roberto Maroni, della Funzione Pubblica Mario Baccini e delle Riforme Roberto Calderoli.
In queste ore i singoli dicasteri più coinvolti dal Dpef stanno esaminando il testo di via XX settembre e, probabilmente a partire dalla prossima settimana, cominceranno gli incontri con i ministri per le modifiche. Con tutta probabilità si tratterà di pochi aggiustamenti. Qualcuno ha lamentato che la bozza del Tesoro è troppo «leggera» anche rispetto alle anticipazioni che parlavano comunque di un documento stringato. La spiegazione del ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno è che questo Dpef è «molto legato alle esigenze del patto di stabilità». A delineare concretamente gli impegni sarà la finanziaria 2006.
Qualche particolare in più potrebbe comunque essere inserito nei prossimi giorni. Ad esempio sul capitolo delle Opere pubbliche. Le infrastrutture rappresentano il pilastro più importante della politica economica del governo insieme alla riduzione delle tasse. E al dicastero di Pietro Lunardi anche ieri sera i tecnici stavano mettendo a punto obiettivi e linee di indirizzo da inserire nel documento. Tra i dicasteri che hanno già espresso le loro osservazioni, quello dell’Ambiente, mentre le Attività produttive devono ancora valutare il testo. Fiducioso il ministro Scajola: «Sarà un buon Dpef, una buona finanziaria, nella scia del recupero della situazione al meglio». Tra le indicazioni «ufficiose» già arrivate dal governo, quella del ministro all’Innovazione Lucio Stanca che non si aspetta un ridimensionamento delle materie di sua competenza e quella del viceministro alle Attività produttive Adolfo Urso, che spera di veder realizzata la parte sulle privatizzazioni.
Il ministro del Welfare Roberto Maroni è tornato a precisare che le risorse per finanziare le misure delineate dal Dpef andranno ricercate «nella lotta all’evasione fiscale, nella lotta al lavoro nero e anche nel blocco del turn over che comporta attraverso la mobilità una migliore organizzazione del settore pubblico».
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