La Juve non è più sola. Ha perso il primato solitario, non invece limbattibilità resistita anche agli artigli dellUdinese, apparsa stremata. In meno di ottanta giorni, il Milan è riuscito a rimontare lenorme distacco maturato la notte del 2 ottobre coincisa con lo scontro diretto a Torino tra le due regine del torneo: allora era scandito da ben sei punti di differenza, da ieri sera è stato annullato. In testa, a braccetto, con 34 punti. Grazie a una suggestiva cavalcata lunga undici partite, le insegne berlusconiane sono ritornate sul tetto che non scotta più, semmai riscalda i cuori dei rispettivi eserciti di tifosi. La rimonta rossonera ha un paio di spiegazioni: a dispetto di qualche sgambetto del destino (Gattuso e Cassano), ha riguadagnato in fretta smalto e un calcio efficiente, recuperando la vena magica di Ibrahimovic suo decisivo leader. É sufficiente dare unocchiata al fatturato in materia di gol per cogliere al volo il senso dellimpresa: 35 gli squilli di tromba contro i 16 gol subiti dalla difesa, assestatasi allindomani di qualche disavventura (Lecce per esempio).
La Juventus ha tradito anche nel gelo di Udine le difficoltà più note nel procurarsi varchi utili in attacco: non sono bastate le incursioni di Marchisio nè il successivo intervento di Quagliarella e Del Piero per ottenere un miglior profitto dal governo del gioco e delliniziativa. 27 sono i gol made in Juve, 8 in meno rispetto alla concorrenza rossonera, 11 quelli subiti, 5 in meno rispetto al Milan. Ed è qui che Conte ha compiuto un autentico prodigio. Trasformando in un bunker la difesa sbrindellata dellanno passato, nella quale non sono cambiati (un solo inserimento nuovo, Lichtsteiner) gli interpreti ma lorganizzazione.
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