Il rinascimento della poesia trova casa sui muri e sul web

Sarà l'ispirazione della poetessa, sempre in odor di Nobel e mai premiata, Alda Merini, che ha eletto i Navigli a dimora ideale, anche se dice che Milano non l'ama più. Sarà che gli ultimi grandi poeti del Novecento, da Majorino a Lamarque, se ne stanno nascosti tra i veleni metropolitani e li purificano. Fatto sta che c'è aria di rinascimento poetico. Chi l'avrebbe mai detto? Non dovete aspettarvi signori e signore in tunica e corona d'alloro che declamano in piazza Duomo o sotto i portici della Galleria. Né quel fiorire di riviste e volumi di versi che si ebbe nella prima metà del Novecento. Oggi la poesia si manifesta sotto forme nuove. Concrete, pubbliche e volatili, come i muri. Digitali, pubbliche e ad alta diffusione, come la rete. Una delle nuove forme di social network è quella poetica. Una delle nuove forme di graffitismo è la «poesia d'amuro». Milano è una delle metropoli europee dove gli action poet si formano e si esibiscono. Basta una scritta sola, ma chiara e profonda, senza pasticciare. Basta un foglietto con tre parole, appeso a un semaforo. Basta una saracinesca tutta bianca che invece che disegni incomprensibili ai più indica coi versi la bellezza di Milano per fartene innamorare, anche se si chiama Saracinesca d'assalto poetico, a firma Ivan (lo stesso di Il futuro non è più quello i una volta). Poesia, gradito ritorno, amata soprattutto da chi non vi sareste mai aspettato. Innanzitutto gli universitari, a tratti persino i liceali, che a Milano e dintorni riscoprono il piacere di fare versi, leggere versi e metterli sui muri, con azioni di «diffusione virale» dei versi a metà tra il guerrilla marketing e l'invasione urbana. E poi le stesse amministrazioni locali, come il Comune, che ieri ci ha persino organizzato su un convegno (Convegno di poeti a Palazzo Reale: sembra il titolo di un racconto di Rodari), sul tema «Può la poesia migliorare Milano?», con interventi tra gli altri di Vivian Lamarque, Franco Loi, Giancarlo Majorino, Patrizia Valduga e Nicola Crocetti. A testimonianza del rinascimento poetico della città, poi, dalla scorsa settimana la Casa della Cultura organizza un vero e proprio corso a cura di Maurizio Cucchi sulla Poesia del Novecento e i suoi meccanismi compositivi, quasi come un laboratorio di lettura, in cui smontare i versi a farli anche più propri.
Il più consolidato tra i gruppi di action poetry è diventato addirittura protagonista di un docufilm, presentato all'ultima Mostra del Cinema di Venezia. In Poesia che mi guardi, della regista milanese Marina Spada - biografia per immagini della poetessa milanese Antonia Pozzi, morta suicida a ventisei anni nel 1938 - i poeti di oggi sono proprio i «poeti d'amuro», gli H5N1. Il gruppo di universitari nasce nel settembre 2005, anonimo, per diffondere la poesia sui muri di Pavia. Poi prosegue per le strade di Milano, in una vera e propria pandemia poetica in cui si contano migliaia di poesie diffuse in differenti formati di stampa, attaccate sui muri di notte, efficace alternativa di riflessione alla pandemia pubblicitaria. La maggior parte dei testi affissi è opera del gruppo H5N1, ma intervallati da capolavori immortali di scrittori noti, perlopiù inconsapevoli, rubate ai libri e regalate alla strada: Italo Calvino, Angelo Maria Ripellino, Andrea Zanzotto, Tiziano Scarpa, Pier Paolo Pasolini, Valerio Magrelli, Roberto Saviano, Giovanni Raboni. I testi affissi dal 2005 al 2008 sono stati raccolti nel libro Poesia d'amuro, scaricabile gratuitamente dal blog gruppoh5n1.splinder.com. E così il cerchio si chiude e il matrimonio tra internet e il muro è compiuto.
Navigando per il web troviamo ad esempio il blog di Giuseppe Barreca - http://poesiaescrittura.blogspot.com -, poeta e scrittore bergamasco trentacinquenne.

Con le tecnologie a costo zero che la rete offre, Barreca crea l'accostamento poesia-video nei suoi post, con il risultato che i suoi versi, ispirati al Köln Concert di Keith Jarrett che sentiamo in sottofondo, accompagnano una mediterranea giornata di sole.

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