Un anno fa, il 17 luglio 2009, la Procura di Milano, non convinta dal piano di ristrutturazione presentato dalla società che aveva chiuso il 2008 con una perdita netta di oltre 213 milioni di euro, avanzava richiesta di fallimento per Risanamento. Un anno dopo, si riaccendono i riflettori della magistratura milanese sul gruppo fondato da Luigi Zunino, con il sequestro dell’area di Santa Giulia e l’iscrizione dell’immobiliarista nel registro degli indagati nell’ambito dell’indagine sulle bonifiche del quartiere.
L«affaire Risanamento» riempì le pagine dei giornali nell’estate 2009 con il suo corollario di scadenze e proroghe, colpi di scena e cambi al vertice, l’uscita di Zunino e l’ingresso delle banche: una vicenda durata mesi, che si chiuse il 10 novembre quando il tribunale fallimentare, omologando il nuovo piano messo a punto dal gruppo, decretò il salvataggio della società. Nella notte del 20 luglio le dimissioni dalla presidenza di Luigi Zunino, cavaliere del lavoro che dieci anni fa si aggiudicò l’area di Santa Giulia, alla periferia meridionale di Milano, per la quale commissionò a Norman Foster un progetto all’avanguardia. Il fondatore rimise allora tutte le deleghe: dal 27 luglio il presidente di Risanamento è Vincenzo Mariconda, affiancato da novembre da Corrado Calabi, ex del «Gruppo 24 ore», come amministratore delegato. L’atteso piano di ristrutturazione fu depositato in tribunale l’8 settembre: inizialmente bocciato dai pm, fu poi omologato dai giudici fallimentari che diedero così il via libera al nuovo corso di Risanamento.
Risanamento, un anno fa la procura chiese il fallimento
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