Risate napoletane al Franco Parenti

Risate napoletane al Franco Parenti

La commedia napoletana di un secolo e mezzo fa è sbarcata al Teatro Franco parenti, grazie alla dedizione (e alla bravura) dell’attore regista Geppy Gleijeses che mette in scena Lo scarfalietto, al secolo lo scaldaletto, scritta da Eduardo Scarpetta nel 1881. Fedele al testo, Gleijeses porta sul palco personaggi e attori noti alla tradizione partenopea, come il protagonista Felice Sciosciammocca, che in dialetto sta per colui che sta a bocca aperta, cioè l’allocco, maschera inventata da Scarpetta che rappresenta l’evoluzione di Pulcinella. Lo scarfalietto, invece, rappresenta uno di quegli escamotage con cui Scarpetta costruiva le baruffe che nel suo teatro dialettale tanto divertiva l’annoiata borghesia napoletana di fine ’800, baruffe infarcite di pochade francesi e allegri doppisensi. Qui Scioscammocca (interpretato dallo stesso Gleijeses al fianco di un imbiancato Lello Arena) fa il guitto in una accesissima contesa matrimoniale. Tra gli sposi Amalia e Felice, pronti ad accapigliarsi per qualsiasi motivo, la rottura di uno scaldino nel letto nuziale provoca il finimondo, con convocazione di avvocati e richieste di separazione. La commedia va avanti per circa due ore e mezza tra violenti appiccichi (litigi), frizzi, lazzi, sonori pernacchi e qualche canzone. Insomma, il tipico repertorio borbonico che, fondendo tradizione popolare e vizi borghesi, anticipava il teatro dialettale «serio». Gli attori in scena si scatenano e nella commedia non manca l’elemento da cafè chantant rappresentato dalla soubrette Emma Carcioff, per la quale tanto spasima l’adultero Sciosciammocca.

Da vedere? Sì, se si ama un autore che in vita ebbe a dire: «Io sostenni, sostengo e sosterrò sempre che, dati i costumi, l’indole e le tradizioni del nostro popolo, non è possibile, qui a Napoli, altro teatro che non sia il comico». No, se si pensa di assistere al teatro universale di De Filippo o di Servillo.

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