Rissa mortale a Cairo scoppiata per la figlia di 14 anni dell’italiano

È ricercato all’estero Arian Quku, di 22 anni, di Durazzo, il giovane albanese che venerdì notte avrebbe ucciso con calci e pugni, nel corso di una spedizione punitiva dopo una rissa davanti alla discoteca «B.Spider» di Bragno, frazione di Cairo Montenotte, Roberto «Billa» Siri, l’artigiano edile di 37, di Cengio, massacrato davanti all’ospedale San Giuseppe di Cairo Montenotte. A scatenare la notte di violenza, oltre a vecchie ruggini, anche la mal digerita frequentazione della figlia di uno degli italiani, una ragazza di 14 anni, con gli albanesi. I carabinieri del comando provinciale di Savona, nonostante il muro di omertà davanti al quale si sono trovati nel corso delle indagini, hanno ricostruito che sarebbe stato proprio Quku, detto «Arj», irregolare in Italia con qualche piccolo precedente per furto, ospitato presso un cugino a Cairo, l’autore del pestaggio mortale. Venerdì notte c’era stata una prima aggressione davanti alla discoteca di Bragno. A menar le mani tanto da far finire Salvatore Tomaselli, l’imbianchino di 43 anni all’ospedale di Cairo sarebbe stato Samuel Costa, 22, di Cairo Montenotte, vicino all’ambiente degli albanesi, arrestato domenica per lesioni aggravate e detenzione ai fini di spaccio di 40 grammi di hashish. Adesso è anche accusato di concorso in omicidio. Sarebbe stato uno degli amici di Costa, Arjan Quku, ad aver deciso successivamente di organizzare la spedizione punitiva facendosi accompagnare all’ospedale in cerca dell’auto dei rivali italiani. In macchina, ricorda Massimo Scoppa, uno dei quattro occupanti c’erano Tomaselli, Siri e Giancarlo Oliveri. «Siri era al volante dell’auto di Tomaselli. Ha chiamato tre volte i carabinieri perché qualcuno ci inseguiva mentre stavamo andando all’ospedale - spiega Scoppa -. Avevamo paura che ci potesse succedere qualcosa». Secondo il racconto di Scoppa, Oliveri era poi sceso per accompagnare Tomaselli al pronto soccorso mentre lui e Billa, avevano fatto il giro dell’isolato per poter parcheggiare l’auto. «Stiamo per posteggiare - racconta - quando un’auto piccola, di colore scuro, ci sperona.

Due o forse tre persone tirano fuori Roberto, io riesco a barricarmi dentro e chiamo ancora una volta il 112. Lo stanno massacrando di botte. Pochi istanti e gli aggressori se ne vanno, io mi avvicino e Billa sta morendo».

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