Saranno i prossimi giorni, le settimane che verranno, a dare una sentenza definitiva. A dire cioè se lintervento chirurgico pionieristico praticato sabato mattina allospedale Niguarda sul feto ancora nellutero della puerpera a 20 settimane di gestazione avrà leffetto sperato e potrà davvero salvare la vita al piccolo, altrimenti destinato a una morte certa prima ancora di venire materialmente estratto dal ventre materno.
Come aveva scritto in esclusiva «il Giornale» nelledizione di sabato 17 giugno, infatti, è ancora il Niguarda a restare in prima linea nel settore della chirurgia neonatale demergenza. Dopo poco più di una settimana, infatti, dalla nascita della piccola Cristina Denise - la bimba venuta alla luce a sole 28 settimane di gestazione da una madre ormai clinicamente morta da 78 giorni in seguito a unemorragia cerebrale - sabato mattina è stata la volta di un altro intervento rarissimo e particolarmente delicato del quale, in letteratura medica, non si conoscono più di due-tre casi al mondo, peraltro risoltisi con un insuccesso dopo essere stati trattati dai medici.
Così, in una sala operatoria al primo piano del padiglione Dea (Dipartimento accettazione ed emergenza) unéquipe dellospedale formata da ostetrici, ginecologici, radiologi-interventisti, anestesisti e rianimatori, durante un intervento durato poco più di due ore, ha tentato di salvare la vita al maschietto.
Nonostante la mamma in questione goda di ottima salute, infatti, lo stesso non si può dire del suo bimbo. Che, con il prosieguo e lo sviluppo della maternità, ha evidenziato una gravissima malformazione vascolare alla colonna vertebrale, causa di uno scompenso cardiaco destinato solo a peggiorare.
Quella che è stata applicata sabato mattina dalléquipe medica del Niguarda, infatti, è una procedura che, seppur riuscita dal punto di vista tecnico, potrebbe risultare fallimentare. Tuttavia è anche lunica che può garantire la sopravvivenza del bambino. Il che significa che o veniva tentata per correggere il difetto o il decesso del feto era comunque praticamente assicurato.
In che cosa è consistito lintervento dal punto di vista strettamente pratico si può spiegare, semplificandolo al massimo, in pochi passaggi: sotto guida ecografica e con lausilio di un ago, i radiologi interventisti sono passati attraverso il pancione della mamma e, una volta giunti nella placenta, hanno corretto il difetto.
«Tuttavia se loperazione ha avuto leffetto sperato lo si potrà dire solo con il passare del tempo» dichiarano, sempre cauti, al Niguarda.