Rivoluzione: è finita l’era dei back spin

Qualche anno fa «La potenza è nulla senza il controllo» era un arcinoto messaggio pubblicitario. Oggi potrebbe essere facilmente riadattato come spot golfistico.
Già. Perché la nuova regola introdotta quest'anno da Uspga e R&A in materia di bastoni potrebbe decretare la fine del moderno golf bombastico - quello giocato a tutto braccio - a favore invece di un rinnovato gioco di accuracy.
Di cosa si tratta?
Semplice: di una minuscola, impercettibile differenza millimetrica. Ma se è vero che il golf è uno sport dove i centimetri contano (eccome!), ecco dunque che lo scenario di uno degli sport più praticati al mondo potrebbe cambiare radicalmente.
In sostanza, a partire dal 2010 i professionisti dei vari Tour sono obbligati a giocare con bastoni dai grooves - le scanalature che rigano le facce delle mazze e imprimono l'importantissimo effetto di back spin alla pallina - meno profonde.
Sembra una sciocchezza, ma chi gioca a golf o quanto meno lo segue alla televisione sa che non lo è affatto.
Fino al dicembre scorso, infatti, i giocatori usufruivano di ferri dotati dei cosiddetti «Square Grooves», di scanalature cioè particolarmente accentuate che di fatto, permettendo di stoppare entro pochi centimetri il rimbalzo della pallina, restringevano il normale gap esistente tra la tenuta in green di un colpo esploso dal fairway e uno dal rough.
Secondo una stima della Usga, infatti, addirittura il 50% delle palle tirate dall'erba più alta rimaneva comunque nei pressi della bandiera.
Non a caso, Karsten Solheim, Mr.Ping per intenderci, nonché inventore all'inizio degli anni '80 degli «Square Grooves», li definì «un dono per tutti i golfisti».
Oggi, invece, con la nuova attrezzatura, il golf si dovrebbe riappropriare della differenza sostanziale che deve esistere tra il fairway e il rough: secondo test condotti al computer, infatti, l'effetto di back spin impartito dai nuovi bastoni dall'erba più alta scenderebbe addirittura del 30-50% rispetto al passato. Non si sono notate invece differenze importanti nel caso dei colpi eseguiti dalla pista.
Emanuele «Peppo» Canonica sta testando i nuovi bastoni in questi giorni in Asia: «Sto utilizzando una pallina più morbida del solito, per cercare di minimizzare la mancanza di back spin. Ma la vera, grande differenza che ho notato è intorno al green, dove la palla spinna decisamente di meno».
Anche Lorenzo Gagli, giovane pro fiorentino fresco di European Tour, si è accorto di «un minor backspin, soprattutto con i ferri corti e medi».
Più categorico (e preoccupato) invece l'inglese Ian Poulter, secondo il quale con i nuovi grooves proprio «non esiste più alcun back spin».
Quali saranno dunque le enormi conseguenze sportive di questa minuscola modifica tecnica è presto detto: innanzi tutto porterà un nuovo modo di affrontare i percorsi, decisamente con più strategia e accuracy a partire già dal tee.
Essendo un colpo in rough decisamente più penalizzante rispetto a uno nel centro della pista, è ovvio che i pro cercheranno di aumentare la loro precisione con il tee shot, magari rinunciando spesso e volentieri a un drive impreciso, anche se da 300 e passa yards di lunghezza.
Ma le cose potrebbero complicarsi ulteriormente nel caso dei Majors, ovvero su quei percorsi preparati con green particolarmente duri e dunque ancor meno ricettivi. In questi frangenti, si potrebbe notare un minor back spin anche in quei colpi all'asta tirati direttamente dal fairway. In questo caso, non c’è dubbio che i giocatori con un mediocre gioco corto saranno i primi ad essere svantaggiati.


In generale, dunque, nelle prossime settimane quella sottile linea rossa, che da sempre separa un grande campione da un buon giocatore di Tour, dovrebbe finalmente diventare molto più marcata. E, a pensarci bene, tutto per pochi, insignificanti minuscoli millimetri.

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