A Barry Levinson non riesce più un film. Se L'uomo dell'anno non è brutto come Rivelazioni, Sfera e Bandits, ci manca poco. Eppure il regista e sceneggiatore cercava di collegarsi al suo film migliore, lacre Sesso & potere. Ma sè affidato ancora (come per Good Morning Vietnam, ecc.) a Robin Williams e ciò significa goderselo per il meglio e per il peggio, prevalente. Da un decennio Williams è, nella commedia, quel che da tre decenni Jack Nicholson è nel dramma: un istrione. E Williams induce a recitare sopra le righe anche Christopher Walken e Laura Linney.
Lunica qualità dellUomo dell'anno è documentaria: spiega al mondo la follia del metodo di scrutinio adottato dal sistema elettorale degli Stati Uniti. Non si vota più scrivendo su una scheda, ma premendo un pulsante. Impossibili le verifiche: gli impulsi elettrici non lasciano tracce. Un errore determina così la vittoria di un candidato indipendente, un intrattenitore tv (Williams), che ha condotto la campagna elettorale grazie a una parlantina perfetta per limperante mediocrazia, nei due sensi del termine.
I dialoghi dell'Uomo dell'anno offrono solo battute più o meno spiritose: mai che il personaggio di Williams assuma connotazioni antisistema; anzi, quando viene eletto, si presenta in Senato mascherato - senza ridere - da Jefferson, lideologo di quella che Whitman avrebbe chiamato un secolo dopo «latletica democrazia».
L'UOMO DELL'ANNO (Usa, 2006) di Barry Levinson, con Robin Williams, Laura Linney. 115 minuti
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.