Cultura e Spettacoli

ROCCA, UN MARESCIALLO DA PROMUOVERE

Passano gli anni e resta sempre maresciallo. Non una promozione per il ri-maresciallo Rocca che pure ogni stagione fa il pieno di ascolti e anche di simpatie. L’unica avvertenza è la solita, confermata anche dalle prime nuove puntate: meglio non fare troppo i difficili sulla plausibilità delle vicende gialle raccontate, perché alzi la mano chi segue Il Maresciallo Rocca (domenica e lunedì su Raiuno, ore 21) per verificare la consecutio logica delle indagini. Pochi, qualche maniaco forse, o qualche nostalgico dei tempi in cui nei telefilm, per scoprire un colpevole, ci volevano fior di congetture incastrate alla perfezione, a prova di verifiche incrociate, e non la ragazza assassina che perde una collanina sul luogo dell’ultimo delitto (come è accaduto nell’episodio di lunedì), tanto per sollevare gli sceneggiatori dal compito di pensare a colpi di scena un po’ meno facilotti. Chiuso un occhio su questo aspetto, per il resto il Maresciallo Rocca è godibile e rilassante, avendo ormai oliato alla perfezione i meccanismi e accentuato ancora meglio i lati divertenti, la simpatia dei dialoghi e delle situazioni, l’affiatamento tra Gigi Proietti e le sue valide spalle. Tale si può considerare anche Veronica Pivetti, spigliata e convincente, che riesce nel compito di caratterizzarsi bene senza rubare aria e luce a Rocca. Il che, forse, non le verrebbe perdonato. Proietti recita come se la divisa di carabiniere fosse la sua seconda pelle, con una scioltezza che contagia il gruppo e fa sembrare tutto facile come bere un bicchiere d’acqua. Eppure le insidie non mancherebbero, perché gli anni passano per tutti e ci si potrebbe aspettare un calo di interesse e di curiosità. Funziona invece proprio l’aspetto confidenziale, che rende questa e altre fiction di lungo corso (come Il medico in famiglia) sempre più simili a una commedia all’italiana ad uso televisivo, affidabile e rassicurante proprio nella continuità. Con il pubblico che prende gusto ai tic dei vari personaggi, che partecipa ai piccoli intrighi familiari, che finisce per prevedere persino le battute. Quest’anno il tessuto della storia sembra volersi divertire a mettere alla prova la fedeltà sentimentale del maresciallo, giocando sul contrasto tra la definizione di «fedele nei secoli» (nelle vesti professionali di carabiniere) e il possibile ruolo di «infedele nei ritagli di tempo». La simpatia tra Rocca e la bella funzionaria della sezione di medicina legale diventa il pretesto per una diversificazione del racconto che si arricchisce ancora di più di elementi rosa, trattati comunque con equilibrio, senza strafare.

Ormai una fiction del genere potrebbe andare avanti all’infinito dando l’idea di poter essere recitata a braccio, senza quasi il copione.

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