Cronaca locale

«Rom, da gennaio 40 sgomberi»

Ci sono volute quasi tre ore di caos e qualche momento di tensione, ma alla fine i manifestanti radunatisi ieri mattina in Centrale sono riusciti a partire alla volta di Genova. Tutti insieme a bordo del regionale delle 12.25, il treno speciale messo a disposizione dalle Ferrovie o, come è stato battezzato dagli stessi contestatori, il «treno ribelle».
I primi manifestanti erano arrivati in stazione verso le 11. Qui si erano dati ritrovo i ragazzi dei centri sociali come Il Cantiere, Casa Loca, Ya Basta! e il coordinamento dei collettivi studenteschi.
Ma con gran disappunto dei «giovani contro», benché il convoglio fosse ribelle, per salire a bordo era necessario avere il biglietto (peraltro già scontato: 10 euro andata e ritorno da Genova, al posto dei 17 euro e mezzo previsti per la tratta). Per molti si trattava di un costo eccessivo: e qui ha preso vita, nell’atrio principale della stazione, una trattativa con gli uomini delle Fs. Da una parte i portavoce dei centri sociali, dall’altra gli uomini della questura. Tutt’attorno centinaia di ragazzi vocianti tenuti sotto controllo dalla massiccia presenza delle forze dell’ordine dislocate in tenuta antisommossa. Nonostante qualche spintone e cori non proprio amichevoli («lo sbirro è il mestiere più infame che c’è», «la disoccupazione ci ha dato un bel mestiere, mestiere di m..., carabiniere»), la situazione non è degenerata; e pur con qualche disagio per la chiusura di quattro binari (le cui banchine erano letteralmente invase dai ragazzi) non si sono verificati ritardi o malfunzionamenti del normale traffico ferroviario.
Alla fine, dei 6mila euro precedentemente pattuiti tra i rappresentanti dei collettivi e il personale di Trenitalia, ne sono stati raccolti sul posto poco meno di 4mila. È stato quindi necessario l’intervento di Rifondazione comunista, che per mezzo dei suoi rappresentanti sul posto, l’onorevole Daniele Farina e il consigliere provinciale Pietro Maria Maestri, ha assicurato la copertura della cifra.

E così all’una e un quarto, lasciandosi alle spalle cartacce, bottiglie di birra e vino vuote e graffiti di insulti alla Polizia sui muri della stazione, il treno charter è potuto finalmente partire: destinazione Genova, dove i 500 «ribelli» del milanese si sono uniti ai loro sodali di tutta Italia per protestare contro le richieste dei pubblici ministeri di Genova di 225 anni di carcere complessivi per 25 manifestanti che si diedero ad atti di devastazione durante il G8 del 2001.

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