Ora sarà più difficile per Mario Monti non appoggiare formalmente la candidatura di Roma ai Giochi del 2020. Limpegno del governo spagnolo per Madrid, garantito ieri dal vicepremier Soraya de Santamaria («puntiamo a dare un ulteriore impulso alla "marca Spagna", perché vogliamo che il nostro paese abbia un marchio di credibilità, di fiducia e di dinamismo», le sue parole), ha costretto il nostro presidente del consiglio a interrompere lemblematico silenzio sulla questione.
«Il mio punto di vista e la decisione del governo sulla lettera di intenti al Cio arriveranno entro i termini che sono richiesti, quindi entro metà febbraio - così ieri il premier Monti -. Sto considerando molto attentamente il tema anche sulla base degli studi che ci sono stati forniti dal Comitato promotore». Frasi che esprimono la cautela del premier sulla vicenda Giochi e che arrivano dopo numerose prese di posizione, alcune contrarie, la maggior parte favorevoli (in particolare istituzioni e glorie olimpiche azzurre). Scettico ad esempio Pietro Mennea sullipotesi di «Giochi a costo zero» (ha scritto anche un libro, citando gli esempi di Atene e Barcellona, ndr). Il capo dello Stato Napolitano - con cui il premier avrebbe già discusso della questione - è uno «sponsor» di Roma 2020. E molti si aspettano il via libera venerdì 3, data del prossimo consiglio dei ministri.
Su Monti cè ormai un pressing asfissiante. «Comprendo le cautele del premier, il suo discorso è attento ai costi-benefici, ma siamo al last minute e dando un senso di incertezza ci penalizziamo, oggi ci danno già al 3° posto», lappello di Mario Pescante, presidente del comitato promotore di Roma 2020. Che coglie la palla al balzo dopo il sì spagnolo: «Anche noi, se vogliamo reagire alla sensazione di depressione che inizia a serpeggiare nel Paese, non possiamo che fare le stesse considerazioni.
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