Roma

La Roma addomestica il Livorno, non Pizarro

Buona la prima. Roma-Livorno dice soprattutto una cosa: che quando Francesco Totti parla di terzo posto come obiettivo massimo lo fa per scaramanzia. Il capitano ritrova l’Olimpico dopo sette mesi, ma appare molto lontano dalla forma migliore, come dimostra il rigore tirato alto in avvio di ripresa.
Però, nonostante un Totti tra gli oggetti smarriti e un Pizarro anonimo (e parso seccato della sostituzione), la Roma supera in scioltezza un Livorno che è poca cosa. Anche grazie alla prestanza in difesa di Mexes e alla confortante prova di Ferrari, cui l’anno passato in Inghilterra sembra aver restituito sicurezza. Ma la partita dice pure che i toscani devono recuperare in fretta il bomber Lucarelli, apparso spento più mentalmente che fisicamente, svogliato. E mal assistito sulle fasce. Un lusso che il Livorno non si può concedere perché tolto lui, in attacco resta poco.
Il 2-0 finale (reti di De Rossi e Mancini) non rende insomma giustizia a una squadra in totale controllo della partita all’infuori dei primi venti minuti. Tra i migliori il solito De Rossi, sempre più ordinato in campo, che torna all’Olimpico da campione del mondo. «È stata una bella sensazione, la curva poi è come al solito speciale e ci ha riservato un’accoglienza con i fiocchi, davvero un bello spettacolo». Un esordio che nascondeva insidie: «Loro sono una discreta squadra - ammette - che gioca bene in mezzo al campo e per i primi minuti abbiamo avuto qualche difficoltà di troppo, poi verso la mezz’ora abbiamo preso in pugno la partita e il mio tiro allo scadere del primo tempo ha reso le cose più facili».
Già, un bel tiro da fuori area, una specialità del centrocampista giallorosso. «Ci ho provato, ultimamente ho preso fiducia con questo gesto tecnico, si tira e anche stavolta è andata bene...». Dopo il 3-0 a Milano qualcosa è cambiato? «Diciamo che abbiamo imparato la lezione. Certo, il Livorno non è l’Inter però abbiamo capito che non possiamo distrarci un attimo». Chiusura con doppia dedica: «A mia moglie che è stata male ultimamemente e a mio padre che oggi ha compiuto 58 anni».
Spalletti invece prepara la nottata al cileno ribelle. Pizarro c’è rimasto male per la sostituzione, lui che pretende di esser il faro della squadra. «Se c’è rimasto male lui ci rimango male anch’io - attacca il mister -. Vorrà dire che la prossima volta lo costringerò a rimanere due-tre minuti in panca prima di andare a farsi la doccia, così evitiamo le solite polemiche del dopo partita. La verità è che gli manca ancora il ritmo».
Poi l’analisi della partita che coincide, in pratica, con quella di De Rossi: «Abbiamo faticato nel primo tempo, non siamo stati capaci a trovare le distanze giuste tra i reparti. Poi, nella ripresa tutto è filato liscio e peccato per quell’errore dal dischetto di Francesco». Ma quando gli si chiede un parere sull’anonima prestazione del capitano Spalletti si inalbera: «Ma io l’ho visto bene, scatta come non lo faceva da tempo, insomma è sulla via del recupero, vedrete tra qualche domenica...».

Se lo dice lui.

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