Roma capitale Alemanno: «Un vero passaggio storico»

Roma Capitale, primo passo avanti. Ieri è arrivato il sì del Senato alla legge sul federalismo che comprende anche un articolo (il numero 22), su Roma capitale, articolo inizialmente accantonato e quindi approvato con qualche piccola modifica rispetto alla stesura originaria. Nella nuova versione c’è un riferimento esplicito all’articolo della Costituzione che fissa le potestà di Stato, Regioni e Città metropolitane, un passaggio sullo status dei membri dell’Assemblea capitolina e un chiarimento definitivo sul possibile conflitto di competenze con il ministero dei Beni Culturali.
Con il ddl si fissano le funzioni amministrative che spettano al Campidoglio, oltre a quelle attualmente di sua competenza. Si va dal semplice «concorso» alla valorizzazione dei beni storici, artistici, ambientali e fluviali, fino all’edilizia pubblica e privata e alla protezione civile. A disciplinare con regolamenti queste funzioni sarà l’Assemblea capitolina, nuovo nome del consiglio comunale, nel rispetto dei vincoli comunitari internazionali, della legislazione statale e regionale, e della potestà legislativa delle regioni. Lo status dei membri dell’assemblea è disciplinato dalla legge dello Stato. A Roma Capitale viene attribuito un patrimonio commisurato alle funzioni che le vengono attribuite ed è previsto anche il «trasferimento, a titolo gratuito, a Roma capitale dei beni appartenenti al patrimonio dello Stato non più funzionali alle esigenze dell’amministrazione centrale».
Molto soddisfatto Gianni Alemanno, che potrebbe così diventare il primo «supersindaco» capitolino: «Un vero passaggio storico», sono le prime parole di Alemanno in Senato, subito dopo il sì dell’aula. Dopo aver ringraziato il ministro Roberto Calderoli e il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri («hanno lavorato per fare in modo di trovare un equilibrio tra federalismo fiscale e Roma Capitale»), Alemanno ha parlato di «riforma condivisa», vista l’astensione del Pd, e ha fissato l’agenda. «Credo che il completo funzionamento di Roma Capitale possa avvenire entro il 2010». I tempi prevedono che, una volta concluso l’iter parlamentare, l’Assemblea capitolina abbia sei mesi dalla data di entrata in vigore del ddl per redigere e approvare lo statuto di Roma Capitale. Alemanno ha anche immaginato quello che potrebbe essere il primo grande gesto simbolico del nuovo status: «Lo spazio dei Fori Imperiali è diviso in due parti, una parte gestita dal Comune e un’altra dallo Stato. C’è in mezzo un muro per cui i turisti non possono passare da una parte all’altra. Noi il 21 aprile, il Natale di Roma, abbatteremo questo muro, faremo un’unica gestione di valorizzazione dell’area. Un effetto diretto di questa legge».
Esulta anche il vicesindaco Mauro Cutrufo, che non rinuncia a un pizzico di enfasi: «Questo provvedimento fa giustizia della storia e del ruolo di Roma ed è una pietra miliare». Il deputato del Pdl e commissario per Roma del Pdl Gianni Sammarco parla di «risultato storico per la città» e di «ennesima dimostrazione che il governo Berlusconi è un governo di fatti, che ha a cuore la sua Capitale». Tanti distinguo ma una sostanziale soddisfazione anche dal Pd, per bocca del segretario romano Riccardo Milana: «Avremmo preferito che lo status della Capitale fosse deciso in un provvedimento ad hoc e non con un emendamento scritto frettolosamente, pieno di imprecisioni e sicuramente generico. Tuttavia quel che esce da questo lungo lavoro della commissione e dell’aula del Senato è una proposta sicuramente migliore rispetto a quella originaria».

E se Francesco Storace, capogruppo in consiglio comunale della Destra, fa notare che «la proposta di riforma per Roma capitale non è mai stata presentata in consiglio comunale», il capogruppo del Pd Umberto Marroni invita Alemanno a riferire in aula.

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