Roma, il Comune delle banane Così Veltroni le paga il triplo

Prodotti equi e solidali a peso d’oro per le mense scolastiche della Capitale: quasi 30 milioni di euro in cinque anni

da Milano
Dalle Repubbliche delle Banane ai Comuni delle Banane, fino ai Sindaci delle Banane. Come Veltroni, che assicura agli scolari romani frutta equa e solidale a peso d’oro, sborsando il triplo di quanto spende Milano. È infatti Roma a guidare la schiera di un centinaio di amministrazioni (spesso di centrosinistra) che impongono prodotti del mercato equo e solidale in mense scolastiche e distributori automatici. Nella capitale è stata infatti varata la più sostanziosa commessa italiana al Fair trade, il commercio che assicura una retribuzione “giusta” ai campesinos. Il Campidoglio investirà quasi 30 milioni di euro nei prossimi 5 anni per portare nelle mense «672 tonnellate di banane e 112 tonnellate di cioccolato l’anno», come si legge sul sito del Comune e come spiega l’addetto stampa dell’assessorato alle politiche educative e scolastiche Marco Barbieri. In più, noce moscata e 286mila biscotti a settimana, i Guiro.
Roma in questo campo sarebbe l’esempio da seguire. Almeno per la Comunità Europea, che nel 2005 l’ha premiata per una tra le dieci migliori pratiche amministrative. Il quadro legislativo infatti incoraggia ad effettuare le gare di appalto subordinando l’economicità «ai criteri ispirati a esigenze sociali, nonché \alla promozione dello sviluppo sostenibile». Con il rischio, però, di sprechi di denaro pubblico in nome della solidarietà.
I numeri (quasi 500mila studenti interessati) suggeriscono che la ristorazione solidale è comunque un affare. Secondo l’Unione Europea, gli acquisti pubblici rappresentano il 16% del Pil. Un bacino che consente al commercio equo un salto di qualità. Così i sindaci più sensibili alla causa terzomondista diventano i più strenui mecenati del commercio equo e solidale e non badano a spese. Tutte le cifre portano a Roma, che di pasti giornalieri nelle scuole ne serve 145mila. Qui, la solidarietà da tavola nasce nel 2004, quando nel bando di gara d’appalto per la ristorazione scolastica si assicurano due punti in più alle aziende che offrono «prodotti provenienti da aziende appartenenti al circuito del Comes». Non è obbligatorio, ma comunque nel triennio 2004-2007 i piccoli romani ricevono prodotti equi e solidali in quantità crescente. Il Comune, a cui un pasto costa 4,23 euro, sborsa poco più di 106 milioni l’anno. Di questi, 2,18 milioni per le banane e 1,1 per le barrette di cioccolato, per una spesa equa e solidale di quasi 10 milioni nel triennio. Il passo successivo nella scorsa primavera, quando è necessario bandire una nuova gara per un appalto di cinque anni. Questa volta la clausola della fornitura di prodotti equi e solidali è vincolante. Fino al 2012, dunque, il Comune spenderà 11,3 milioni per le banane, 7,7 milioni per il cioccolato e 10,7 milioni per gli ingredienti “fair trade” contenuti negli snack. Per un totale di 29,7 milioni. Il costo dei pasti cresce a 5,28 euro e la spesa prevista è di quasi 138 milioni l’anno. Una differenza di 31,2 milioni, che moltiplicata fino al 2012 comporta un esborso supplementare di 156 milioni di euro per il Campidoglio.
Certo, non è tutta colpa di banane e cioccolato, alimenti «non certo a buon mercato», come ammettono gli stessi amministratori. Tuttavia, la spesa annuale per le sole banane sarà di 2,26 milioni di euro, come si legge nella relazione presentata dal Comune di Roma a Bruxelles. Il quantitativo sarà di 672 tonnellate di banane l’anno e la matematica dice che le banane costeranno al Campidoglio 3,36 euro/kg.
Si tratta di banane provenienti, oltre che dal commercio equo e solidale, anche da coltivazioni biologiche, perciò un prezzo superiore al normale è fisiologico. Ma dal momento che Codacons, Federconsumatori, Unione dei consumatori e il Movimento consumatori non hanno mai effettuato ricerche a riguardo, per avere un metro di raffronto bisogna guardare in casa d’altri. A Firenze, dove ogni anno nelle mense si consumano 40 tonnellate di banane biologiche ed equo-solidali. «In media la banana del commercio equo e solidale (oltre che biologica) - fa sapere in una nota la responsabile comunale, la dottoressa Giuliana Danti - ha un prezzo di euro 2,05 al kg (listino all'ingrosso della Camera di commercio di Bologna, esclusa Iva), rispetto alle banane bio che in media costano circa euro 1,50/1,70».
La forbice si allarga se si prende a paragone l’esperienza di Milano, dove vengono serviti 75mila pasti giornalieri. Luca Radice, il responsabile relazioni esterne della società municipalizzata Milano Ristorazione spa, fa sapere che «dal commercio equo e solidale vengono acquistate solo banane non biologiche, nella quantità di 34 tonnellate l’anno e al prezzo di 1,15 euro/kg». Il che significa quasi un terzo rispetto alle banane capitoline.

Abbastanza per giustificare la differenza data dall’agricoltura biologica.
E per lasciare anche un discreto margine di perplessità su questo tipo di ristorazione, solidale con i produttori ma non con le casse comunali.

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