Roma, morto sulla ciclabile La moglie cita il Comune

La moglie di Luigi Moriccioli parte civile contro il Campidoglio: "Non ha protetto mio marito che pedalava sulla pista ciclabile". L'uomo è morto dopo all'aggressione di un romeno

Roma, morto sulla ciclabile 
La moglie cita il Comune

Roma - Il Comune "è responsabile d’aver violato l’obbligo di tutela del diritto alla vita, all’ integrità psicofisica, alla salute, alla sicurezza urbana nei confronti del signor Moriccioli". È uno dei passaggi della richiesta di parte civile, per conto di Luigi Moriccioli - il ciclista aggredito a Roma il 17 agosto scorso da un romeno, e poi deceduto dopo una agonia di 40 giorni - di citazione del comune di Roma, come responsabile civile, nella persona del sindaco Walter Veltroni, nel procedimento sull’omicidio dello stesso Moriccioli. La richiesta, a cui ha dato parere favorevole il pm Adelchi d’Ippolito, è stata fatta oggi al gip del tribunale di Roma, Sante Spinaci, davanti al quale si sta celebrando il giudizio con rito abbreviato nei confronti di Relu Margelu, il romeno di 18 anni accusato di aver ucciso, dopo la selvaggia aggressione, Luigi Moriccioli sulla pista ciclabile, in prossimità di Tor di Valle.

Diritti costituzionali Il gip si è riservato di accogliere la richiesta della parte civile rappresentata dagli avvocati Francesco Misiani e Carlo Maiorca aggiornando la seduta al 23 gennaio prossimo. Oggi in aula erano presenti sia l’imputato, sia i familiari di Moriccioli, tra cui la vedova Gabriella. Nelle dieci pagine della richiesta di citazione del comune di Roma come responsabile civile si legge, tra l’altro che "sono stati violati i diritti costituzionali. La pista ciclabile - continuano i legali della famiglia Moriccioli - è insicura, circondata da numerosissime baracche di nomadi ed è un tragitto raramente monitorato dalle forze dell’ordine.

Il comune anziché raccogliere le numerose istanze e di porre rimedio a tale situazione, con lo sgombero delle baracche abusive, l’istituzione di comitati di vigilanza, l’installazione di telecamere, è stato del tutto sordo e inerte difronte alla necessità di porre argine ad una dilagante criminalità e è venuto meno al suo obbligo di tutela dei diritti fondamentali della persona, in primis la vita, l’incolumità, l’integrità psicofisica, la salute".

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