Cosa c’è dietro l’incendio di Centocelle

Il vasto incendio di sabato nella Capitale riaccende i fari su un problema conosciuto dagli anni ‘80 e mai risolto: la presenza dei tanti autodemolitori nel parco, la maggior parte dei quali abusivi

Cosa c’è dietro l’incendio di Centocelle

La nube nera che si è alzata dal mega incendio di Centocelle ha invaso gran parte del cielo sopra la Capitale ed era visibile da più punti della città, anche dal Circo Massimo, da Cinecittà e dal quartiere Appio. Torrespaccata, Tuscolano e Quadraro non ce la fanno più. Sono principalmente due i punti su cui si deve fare luce se si vogliono capire le cause del terribile incendio sviluppatosi nel pomeriggio di sabato 9 luglio. Da una parte il punto dove sono scaturite le fiamme, ovvero il parco di Centocelle, e dall’altra gli autodemolitori, circa una decina, che sono presenti all’interno dell’area verde, di cui sei sono abusivi, come ci ha confermato una fonte attendibile. Niente è stato fatto in tutti questi decenni per risolvere il problema che va avanti ormai da 40 anni.

La maggior parte sono abusivi

Al di là della burocrazia che in passato, e ancora oggi, continua a fare buchi nell’acqua, qualcosa di strano c’è, che comprende non solo il degrado in cui versa questa zona, ma anche la criminalità. Alcuni degli autodemolitori che ci sono hanno delle ormai vecchie concessioni che erano state rilasciate dalla Regione Lazio e dal Campidoglio, altri sono invece abusivi, e quindi dovrebbero per legge essere rimossi. Ma, chissà perché, quelli che in passato sono stati messi sotto sequestro hanno poi presentato ricorso e lo hanno anche vinto. Gli autodemolitori, quattro, che sono invece in regola, anche con concessioni vecchie, dovrebbero essere ricollocati in altre zone, fuori dal Grande raccordo anulare, come previsto da un accordo risalente al 1997.

Invece nulla, le tante riunioni fatte tra i vari organi interessati non sono riuscite a trovare una collocazione alternativa al Parco archeologico di Centocelle. Di proroghe ce ne sono state una infinità fino al 2018, anno in cui l’allora sindaco capitolino, Virginia Raggi, aveva chiesto alla categoria degli sfascia carrozze di adeguarsi alle norme ambientali affinché venissero rilasciate delle autorizzazioni questa volta definitive. Ma anche in questo caso venne fatto ricorso e tutto tornò come prima, con proroghe su proroghe. Ne venne anche approvata una di 24 mesi dalla Regione Lazio, che il primo cittadino di Roma impugnò. Peccato però che la Corte Costituzionale fece vincere il ricorso. Neppure la ricollocazione prevista entro il 2020 venne attuata, dato che siamo nel 2022 e la situazione è ancora quella.

Aggrediti giornalisti e residenti

Adesso si deve anche capire chi pagherà la bonifica necessaria dopo il vasto incendio di ieri, e con ogni probabilità toccherà ai contribuenti mettere mano al portafogli. Ieri pomeriggio, mentre le fiamme imperversavano, ci sono stati anche momenti di tensione. Alcuni autodemolitori hanno aggredito giornalisti e residenti che stavano filmando e fotografando quanto stava accadendo, contrari all'idea che la notizia venisse resa nota al resto d’Italia e al mondo, come se un evento simile potesse rimanere confinato.

Tra loro c’è anche chi pensa che dietro al terribile incendio possano esserci proprio i residenti del quartiere, da sempre contro di loro, e magari qualche ambientalista, anche se questo non ha fatto certo bene alla fauna e alla flora del parco, né all’aria diventata irrespirabile. Sono anche dovuti intervenire i poliziotti per bloccare alcuni demolitori particolarmente violenti.

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