Cronaca locale

La "mafia ambientale" dei rom: così smaltivano i rifiuti pericolosi

In tutto 27 persone tra Roma e Latina sono finite in manette con l'accusa di traffico illecito di rifiuti e riciclaggio. Al centro dell'indagine una ditta pontina che smaltiva illegalemente rifiuti speciali con l'aiuto dei rom di via di Salone e via Salviati

La "mafia ambientale" dei rom: così smaltivano i rifiuti pericolosi

Si servivano dei nomadi per smaltire rifiuti speciali e pericolosi. Padre e figlio, titolari di una ditta di servizi per l’ambiente di Cisterna di Latina sono finiti in manette assieme ad altre 25 persone. In tutto sono state 27 le misure cautelari emesse dalla Dda di Roma nei confronti di cittadini italiani e rom. Sono 14 le persone finite in carcere e 13 quelle poste agli arresti domiciliari. L’accusa è di traffico illecito di rifiuti, riciclaggio e autoriciclaggio.

Il blitz è scattato oggi alle prime luci dell’alba dopo un’indagine lunga e complessa, coordinata dalla Dda, che ha visto impegnati carabinieri, carabinieri forestali, polizia giudiziaria, guardia di finanza e polizia locale, durata oltre due anni. Dopo mesi di appostamenti, intercettazioni telefoniche e tracciamenti con il Gps, gli agenti hanno scoperto una vera e propria "mafia ambientale" legata all’universo dei campi rom della Capitale.

Leopoldo Del Prete, titolare del Centro Rottami di Cisterna di Latina, infatti, secondo quanto ricostruisce una fonte del Giornale.it, assieme ai nomadi residenti nelle baraccopoli di via di Salone e via Salviati, alla periferia est della Capitale, avrebbe fatto sparire tonnellate di rifiuti tossici e speciali. In sintesi si faceva pagare per il servizio di smaltimento da imprese e privati, ma anziché osservare la procedura prevista dalla legge, che ovviamente comporta costi maggiori, affidava i rifiuti ai rom che li sversavano periodicamente nelle aree limitrofe agli accampamenti, con un rischio non indifferente in termini di danni all’ambiente.

Nella struttura, al centro del traffico, "confluivano anche gli scarti dei roghi tossici dei campi rom delle province di Roma e Latina". I rifiuti raccolti venivano classificati come E.O.W. (End of waste), ovvero rifiuti cessati. In realtà si trattava di rifiuti urbani pericolosi. Il volume d'affari generato dal business illegale in soli tre anni è da capogiro: almeno 16 milioni di euro, tutti in denaro contante. Soldi che venivano poi riciclati attraverso l'acquisto di beni immobili.

Un'attività, quella dello smaltimento illecito dei rifiuti, remunerativa, ma con "enormi costi, non solo sociali ed ambientali, posti a carico della collettività", scrive il il gip Nicolò Marino, nell'ordinanza di applicazione di misure cautelari."Si pensi ai roghi tossici nei campi rom, provocati spesso per ripulire il rame e altri metalli dalle guaine o altro - continua nel documento - con conseguente immissioni nell'ambiente di sostanze tossiche come le diossine, ma anche costi per bonificare le aree e rimuovere i rifiuti".

"A questo - prosegue il giudice - si deve aggiungere anche un danno all'economia, poichè il modello di gestione dell'azienda studiato da Leopoldo Del Prete costituisce un'illecita concorrenza a fronte di aziende che in maniera regolare gestiscono i rifiuti con i relativi costi che, contrariamente a quanto fa Del Prete, non vengono scaricati sulla collettività"."Esprimiamo un plauso ai caschi bianchi romani che questa notte, in sinergia con altre forze dell'ordine hanno inferto un durissimo colpo alle mafie ambientali legate al mondo dei nomadi, eseguendo 27 arresti tra i campi di via di Salone, via Salviati e Cisterna di Latina", si legge in un comunicato diffuso dal coordinatore romano dell’Ugl Polizia Locale, Marco Milani. "Le misure, disposte dalla Direzione Distrettuale Antimafia – sottolinea il sindacalista - sono giunte a conclusione di complesse indagini, condotte con l'ausilio della più sofisticata tecnologia, cui il Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale, ha partecipato sin dal primo momento".

"Attività come queste, unite allo straordinario apporto sul territorio e la capacita di controllo dello stesso ampliamente evidenziate in questi mesi di emergenza Covid-19 – evidenzia il rappresentante di categoria - dimostrano ancora una volta la necessità di una legge di riforma, che equipari la categoria alle altre forze dell'ordine, valorizzando le potenzialità degli oltre 60000 Poliziotti Locali d' Italia, a beneficio della sicurezza dei cittadini".

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