Coronavirus

Quattro rom positivi al virus: sono ricoverati allo Spallanzani

Tra i positivi al coronavirus a Roma anche quattro rom. Due sono anziani e in gravi condizioni. Nessuno di loro sarebbe residente nei campi, ma preoccupa la situazione igienico-sanitaria negli insediamenti e nei palazzi occupati

Quattro rom positivi al virus: sono ricoverati allo Spallanzani

Campi rom e palazzi occupati preoccupano il Campidoglio. Per ora sarebbero quattro i nomadi risultati positivi al coronavirus, due ragazzi e due anziani, tutti ricoverati allo Spallanzani di Roma. "Non vivevano nei campi ma in appartamenti privati", aveva assicurato nei giorni scorsi al Giornale.it Najo Adzovic, presidente dell’associazione Nuova Vita ed ex delegato ai rapporti con la comunità rom del sindaco Alemanno. Ma il rischio che il virus arrivi anche nelle baraccopoli capitoline è alto.

"Nessuno si sia presentato a spiegare a questo mondo invisibile come proteggersi e non ci hanno consegnato né mascherine, né disinfettanti”, denunciava Adzovic. La stessa cosa è emersa da un’indagine effettuata nei giorni scorsi dall’Associazione 21 Luglio. "In nessuna baraccopoli è stata segnalata la presenza di operatori sanitari disponibili a distribuire dispositivi di prevenzione o ad illustrare le misure atte a prevenire il contagio", si legge in un report stilato dai volontari. "Restano le azioni raccomandate attraverso la tv – continua il testo - che sono praticabili, però, laddove le condizioni igieniche lo permettono o dove almeno c'è disponibilità di acqua corrente". E in alcuni insediamenti, compresi quelli istituzionali, come Castel Romano e via di Salone, l’acqua scarseggia o è comunque limitata.

Nei villaggi attrezzati della Capitale vivono circa 2.200 persone in condizioni igieniche al limite, senza contare la popolazione che affolla le baraccopoli tollerate e quelle abusive. In quasi tutti i campi le unità abitative sono sovraffollate, con famiglie numerose che vivono in container di pochi metri quadri. Per questo, come ipotizza Il Messaggero, nel caso di un eventuale contagio tra la popolazione rom residente nei campi, il Comune dovrà farsi trovare pronto con strutture dove poter isolare le persone infette.

Sempre l'Associazione 21 Luglio denuncia come per i nomadi sia molto più difficile rispettare il decreto del presidente del Consiglio. "Io resto a casa? No. Tu resti a casa. Io resto nel campo, sta qui tutta la differenza", avrebbe detto un abitante della baraccopoli di via di Salone. Nei giorni scorsi si sono moltiplicate le segnalazioni di rom intenti a rovistare nei bidoni della spazzatura. Quattro, invece, sono quelli denunciati per essersi allontanati dai campi senza un motivo valido. E ad impensierire le istituzioni capitoline ci sono anche i clochard, un centinaio quelli che vivono sotto i portici di via della Conciliazione con tanto di mascherina e rispetto della distanza di sicurezza, e gli abitanti dei palazzi occupati.

Edifici con un’alta densità abitativa dove il virus potrebbe correre incontrollato, visto che alcuni di questi rappresentano delle vere e proprie zone franche per le forze dell’ordine."Nel contrasto alla diffusione del Covid-19 è fondamentale che non esistano zone franche su controlli e regole: ci sono luoghi che vanno monitorati e assistiti per non rischiare di ritrovarci con un focolaio del tutto ingestibile nella Capitale e che potrebbe mettere ulteriormente a serio rischio la salute dei romani", tuona la consigliera regionale della Lega, Laura Corrotti.

Nei giorni scorsi la Regione Lazio ha emanato un’ordinanza per garantire i dispositivi di protezione e la libertà di movimento ai volontari delle associazioni laiche e cattoliche che in questi giorni stanno prestando assistenza alle persone sole e in stato di fragilità.

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