Il "regalo" di Zingaretti al collettivo femminista: a Lucha y Siesta va un immobile della Regione

La giunta Zingaretti assegna temporaneamente e senza bando pubblico un immobile confiscato alla mafia al collettivo femminista Lucha y Siesta, che dal 2008 occupa uno stabile di Atac al Tuscolano. E il centrodestra insorge

Il "regalo" di Zingaretti al collettivo femminista: a Lucha y Siesta va un immobile della Regione

Il collettivo femminista Lucha y Siesta, che dal 2008 occupa abusivamente un’ex stazione dell’Atac nel quartiere Tuscolano rischia di trovarsi senza più una casa. La sede dell’associazione, uno spazio a metà tra casa famiglia e centro sociale, è da tempo nella lista degli stabili da sgomberare stilata dalla Prefettura. Il Campidoglio è tra quelli che premono per il ripristino della legalità, visto che la municipalizzata dei trasporti, proprietaria dell’immobile, va avanti da mesi in regime di concordato preventivo e ad aprile dovrà metterlo all’asta.

Per questo le donne vittime di violenza ospitate nella struttura, nei mesi scorsi, sono state quasi tutte trasferite e lo scorso 25 febbraio la sindaca Virginia Raggi ha disposto il distacco delle utenze. Alla decisione hanno fatto seguito giornate di proteste e mobilitazioni. "Delle 14 donne che abitavano a Lucha y Siesta, solo 9 hanno ottenuto appartamenti in cohousing", denunciavano le volontarie in un comunicato, rendendo noto come ad abitare nella casa ci siano ancora "5 donne e 3 bambini".

A fianco delle femministe è scesa in campo la Regione Lazio che a febbraio si era resa disponibile ad acquistare all’asta l’immobile del valore di 2,4 milioni di euro. Nei giorni scorsi, però, il governatore Nicola Zingaretti ha cambiato strategia e ha deciso di risolvere il problema assegnando temporaneamente alle attiviste anti-violenza un "immobile acquisito al patrimonio indisponibile regionale".

La proposta, che ha fatto capolino nell’ordine del giorno suppletivo della seduta di giunta del 24 marzo, contrassegnata dall’adozione delle misure per far fronte all’emergenza coronavirus, è di destinare temporaneamente al collettivo femminista un’immobile confiscato alla mafia. Si tratterebbe, come si legge in una delibera di giunta dell’ottobre del 2019, di uno stabile in via Fulda, in zona Magliana, che la Regione aveva in programma di trasformare in una "casa della Semi Autonomia" per le donne vittime di violenza.

Nella stessa delibera, però, si legge che l’immobile sarebbe dovuto essere assegnato "ad un soggetto qualificato da individuare mediante la pubblicazione di un avviso per la presentazione di manifestazioni di interesse" a cui l’ente avrebbe destinato un importo di 190mila euro. Invece, nella proposta di delibera dello scorso 20 marzo, la giunta Zingaretti, vista la "necessità di garantire la continuità dei servizi al fine di evitare l’interruzione del progetto di accoglienza promosso nella Casa delle Donne Lucha y Siesta" e per "garantire, temporaneamente, accoglienza alle donne e ai loro figli minori ospitati nella Casa", ha deciso che consegnerà le chiavi dello stabile alle femministe senza pubblicare alcun bando.

È vero, si tratta di una collocazione "temporanea" per gestire l’emergenza. Ma è vero anche che nella delibera non viene indicata alcuna scadenza. E se, come diceva qualcuno, non c’è nulla di più definitivo del provvisorio, la decisione fa discutere. Ad andare all’attacco sono i consiglieri di centrodestra, che contestano di non essere stati informati tempestivamente.

La comunicazione, denuncia Chiara Colosimo, di Fratelli d’Italia, sulle pagine del Tempo, è arrivata di notte. La modifica all’ordine del giorno è stata annunciata dopo le 23 del giorno precedente alla riunione. La consigliera del partito di Giorgia Meloni pretende quindi "scuse pubbliche" e "ritiro immediato della delibera". A scendere in campo per chiedere la revoca del provvedimento è anche la Lega. "Il criterio usato da Zingaretti non sembra altro che il suo insindacabile giudizio", attacca Laura Corrotti.

"Tempistiche e metodi della maggioranza lasciano ancora una volta a desiderare, in un momento di crisi per la salute e l'economia della nostra Regione, la giunta regionale sembra avere ancora una volta figli e figliastri", denuncia la consigliera leghista che chiede che si concluda al più presto "procedura pubblica per l'affidamento dell'immobile". Il punto, sottolinea Corrotti, è che potrebbero esserci "altre realtà ugualmente meritorie e ugualmente in difficoltà" che in questo modo andrebbero a "rimetterci".

Oltre ad essere vicina al mondo dell’estrema sinistra e dei centri sociali, la Casa delle donne gestita da Lucha y Siesta in passato ha ospitato iniziative

politiche e culturali che hanno fatto discutere. Una su tutte quella denunciata dal direttore del Tempo, Franco Bechis, in cui si paragonava ad una "vagina" la "ferita sul costato di Cristo", senza alcuna considerazione della sensibilità di milioni di fedeli cattolici.

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