Cronaca locale

Roma invasa dai cinghiali, Coldiretti: "Raddoppiati in tre anni"

Secondo un rapporto della Coldiretti soltanto nel 2018 i cinghiali hanno provocato danni per 4 milioni di euro in tutta la regione

Roma invasa dai cinghiali, Coldiretti: "Raddoppiati in tre anni"

Distruggono i raccolti, provocano incidenti stradali e, complice la raccolta dei rifiuti a singhiozzo, dalle campagne si spingono sempre più spesso fino alle vie del centro di Roma. Negli ultimi tre anni i cinghiali sono raddoppiati nella Capitale. E a fare la conta dei danni è un rapporto della Coldiretti Lazio, secondo il quale nella regione lo scorso anno gli ungulati hanno provocato disastri per 4 milioni di euro.

Soltanto nella Capitale i cinghiali hanno devastato intere aziende agricole e causato incidenti mortali, come quello che nel 2017 ha coinvolto un 49enne romano che ha perso la vita dopo essersi scontrato con un esemplare su via Cassia. In tutto l’associazione degli agricoltori parla di 1 milione e 400mila euro spesi per rimediare alle scorribande dei mammiferi, soltanto nella Capitale. Tra le zone più a rischio c’è quella a ridosso della Riserva naturale dell’Insugherata, nel quadrante nord di Roma. Ma anche via di Boccea, via della Pineta Sacchetti, via Trionfale e Monte Mario. Anche a sud le incursioni sono più frequenti nelle zone limitrofe ai grandi parchi, come la Riserva di Decima Malafede, quella di Castelfusano e di Castel Porziano.

Pochi giorni fa, come ricorda Il Messaggero, l’ultimo avvistamento proprio a Monte Mario, ma ormai le immagini degli animali che bivaccano attorno ai cassonetti sono all’ordine del giorno. Per arginare il problema la Regione Lazio ha coinvolto agricoltori e i guardiaparchi per catturare le bestie che si allontanano da parchi e pinete. “Per compensare il reddito perso a causa dei danni provocati dagli ungulati – si legge sul sito della Coldiretti Lazio - gli agricoltori potranno cedere direttamente gli animali catturati presso gli istituti previsti dalla normativa vigente o destinarli all’allevamento in aree recintate”.

La caccia, invece, secondo gli esperti sarebbe da escludere perché determinerebbe un'ulteriore crescita degli esemplari per una questione legata alle modalità di riproduzione proprie di questi animali.

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