Romeo «Ventimila case a Roma, il sindaco ci tiene»

RomaUna «dichiarazione d’amore» al Campidoglio, allora amministrato da Walter Veltroni. Mentre secondo i pm partenopei Alfredo Romeo si ingegnava per assicurarsi appalti e gare al comune e alla provincia di Napoli, parlando con un dirigente di palazzo San Giacomo l’imprenditore campano quasi giustifica le sue frequenti soste nella capitale con il suo feeling nei confronti dell’amministrazione comunale di Roma. In un certo senso indicato come partner d’affari più affidabile rispetto al comune di Napoli, anche sul tema all’epoca caro a Romeo, ossia il «piano casa» municipale, con il quale la giunta Iervolino avrebbe dovuto secondo i magistrati recuperare e poi gestire edifici pubblici a fini residenziali. E come per «ingelosire» gli amici partenopei, Romeo ostenta i suoi affari in corso con il Campidoglio.
Il dettaglio emerge da un’intercettazione del 27 aprile 2007, in cui Romeo parla con l’ingegner Luigi Piscitelli del «progetto Gambale sulla manutenzione e refezione scolastica», spiegano i magistrati. Il dirigente del settore «progettazione, realizzazione e manutenzione edifici scolastici» ipotizza ironicamente che a trattenere l’imprenditore campano a Roma sia qualche motivo galante. Romeo smentisce, e fa la sua dichiarazione d’amore al Campidoglio. Romeo: «No, no, figuratevi che mia moglie si è insospettita e mi raggiunge domani mattina e sta con me a Roma perché ha detto “voglio sapere chi è questa fidanzata”...». Piscitelli: «Sì, però ha fatto l’errore di avvisarvi, perché se veniva improvvisamente chi lo sapeva...». R: «Ho detto, guarda, magari ci stesse una fidanzata, la fidanzata mia adesso, in questo momento, è il comune di Roma». P: «È il comune di Roma adesso la fidanzata vostra, e va bene con ventimila figli che devono nascere». Nella stessa telefonata, Romeo dopo aver raccontato che l’assessore napoletano alla Legalità, trasparenza e istruzione Giuseppe Gambale, insieme al suo capo staff, era andato a trovarlo a Roma, spiega ancora a Piscitelli: «Mi hanno proposto una cosa a Roma, in un comune qui di Roma, ma vi voglio un attimo parlare per sapere voi cosa ne pensate».
L’affare dei «ventimila figli» su cui scherza Piscitelli rivolto a Romeo è al centro di un’altra telefonata tra l’imprenditore e Ferdinando Di Mezza, assessore al Patrimonio, Demanio e manutenzione degli immobili, intercettata appena 5 giorni prima. Romeo: «Sentiamoci perché io sto a Roma tutto il giorno, ma sto pure sabato e domenica e tutta la settimana prossima, eh?». Di Mezza: «Ah, quindi ti trattieni a Roma?». R: «E sì perché qui dobbiamo fare... a Roma si fanno le cose, a Napoli fate fatica!». DM: «Ah, ah, ah». R: «Ma adesso fate un piano di, di... acquisizione, un piano di costruzione di 20mila alloggi, eh?». DM: «A Roma? Lo so». R: «Facciamo ventimila alloggi di edilizia residenziale pubblica, quel modellino che abbiamo parlato io e te?». DM: «Lo so». R: «È attuativo (...) e quindi sto lavorando a questa cosa perché il sindaco ci tiene». D’altra parte persino l’assessore napoletano Nugnes, nel dibattito in Consiglio comunale, per difendere la validità del global service partenopeo sulle strade dall’accusa di essere «cucito» per Romeo, fa un parallelo con l’appalto-madre romano.

E trova da discutere sulla scelta capitolina di assegnare «il global service nell’ambito di una concessione, cosa che non abbiamo voluto fare perché si perde la potestà sulle strade e anche gli indirizzi e le linee guide le stabilisce il gestore e non il Comune».

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