«Rovinati da articoli offensivi»

«I canoni di affitto degli alloggi sono di competenza di una commissione esterna all’ente, e non passano dal consiglio di amministrazione. Certo, se poi ci tiriamo dietro dal passato affitti a basso costo, o ribassati per via di spese di ristrutturazione importanti è un altro discorso».
Gli affitti degli immobili quindi non sono di vostra competenza?
«Il consiglio di amministrazione si occupa delle vendite degli alloggi, appartamenti o palazzine, la cui base d’asta viene decisa dall’Agenzia del territorio. Noi pubblichiamo il bando, facciamo la gara e spesso riusciamo a vendere a prezzi superiori a quelli stabiliti dall’Agenzia».
Come spiega allora quelle aste deserte, che si sono chiuse con vendite a un prezzo inferiore?
«Non dimentichiamo che ci sono stati due anni di crisi economica e immobiliare. Nel caso di Mobilia, (direttore generale del San Carlo), si trattava della terza asta».
Quindi?
«Noi non buttiamo via le case di chi ce le regala, cioè frutto di donazioni o lasciti dei milanesi».
Come spiega le dimissioni di 5 su 7 membri del Cda?

«Secondo me ci hanno chiesto di dimetterci per beghe interne tra vicepresidenza e presidenza».
Nel comunicato sembra che lei imputi le dimissioni alla gogna mediatica...
«Nel comunicato c’è anche scritto chiaramente che le dimissioni del cda sono state rassegnate su “pressante richiesta delle istituzioni“».
E allora perché parlate di «gogna mediatica» e di «casi Boffo»?
«Non si possono chiedere le dimissioni di qualcuno, come è stato fatto, con articoli offensivi. “Caso Boffo” significa indurre qualcuno alle dimissioni con articoli offensivi. C’è stata una grande carenza di informazioni».
La stampa ha posto l’attenzione sulla mancanza di trasparenza delle informazioni che sono state date. Gli elenchi, infatti, sono stati diffusi incompleti: all’inizio non era indicato il canone esatto, manca ancora la data di stipula dei contratti e l’ammontare delle ristrutturazione, che sono state poi invocate dagli inquilini che le hanno sostenute. I nomi non sono stati divulgati subito, nonostante le indicazioni del Garante della privacy. Non è certo colpa della stampa...
«Su questo lei ha perfettamente ragione, tanto che io fin da subito mi ero detto a favore della diffusione degli elenchi, ma mi sono state addotte motivazioni legate alla privacy».
I canoni di affitto precisi e le ristrutturazioni non hanno a che fare con la privacy...
«Ha ragione».


Non pensa che sia giusto che i milanesi sappiano chi vive nelle case di un ente pubblico, come ci è entrato, quanto paga? Quanto ha pagato l’appartamento in vendita?
«È giusto che i milanesi sappiano le cose precisamente, come affitti più bassi per compensare spese di ristrutturazione. Da alcuni articoli sembra che siamo disonesti e incapaci».
MBr

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