Rubano la granturismo ma si fermano in coda

Rubano la granturismo  ma si fermano in coda

Uno sfigato è uno sfigato, due sfigati sono due sfigati, ma tre sfigati fanno una banda di ladri: è quanto si dice in questi giorni a Ventimiglia dove un terzetto di imbranati ruba una Lancia Delta integrale - un modello che, se schiacci l’acceleratore, va come un missile -, ma sono bloccati dal traffico nelle strade del centro. Clacson, fari, manovre ai limiti dell’acrobazia: tutto inutile. I ladri sono costretti ad abbandonare precipitosamente la vettura e a darsela a gambe levate, appena si accorgono che il derubato, lanciato all’inseguimento a piedi, è riuscito a raggiungerli in compagnia di nerboruti compagni. Fine miserevole per un’azione criminale che era iniziata sotto i migliori auspici: sono le 19 e 30, ora di punta nella città di confine, quando tre loschi figuri - pare stranieri - indirizzano l’attenzione verso una macchina posteggiata in via Tacito. Le mosse sono fulminee, da veri professionisti. Forzano la portiera in un amen, mettono in collegamento due fili elettrici e, wroom!, il motore parte con un rombo che gli appassionati definiscono «musica». Il più è fatto - pensano i tre magliari -. Ora basta salire a bordo e andare il più lontano possibile, trascinati da quei cavalli che scalpitano sotto il cofano.
In realtà, i cavalli scalpitano, ma i semafori imperano, anche nel centro di Ventimiglia. E costringono i ladri a ridimensionare la fuga. Finiscono in coda, ma pensano: «Con un’auto come questa, recuperiamo subito». Una parola. Il sospetto che siano stranieri verrà anche da questo: dove lo trovi un italiano così citrullo da rubare un’auto e cercare la via di fuga sull’Aurelia alle sette e mezza di sera? Difatti: il proprietario della Lancia Delta Integrale ha tutto il tempo di accorgersi del furto, radunare alcuni volenterosi e muoversi a recuperare il maltolto. Pare che si sia fatto anche un caffè: «Tanto, quelli lì li tengo d’occhio, non scappano» giurano d’averlo sentito dire mentre versava con calma lo zucchero nella tazzina.

Poi ha telefonato alla moglie, ha giocato la schedina, s’è aggiustato la cintura e s’è messo a inseguire. Con calma, senza agitarsi troppo e, soprattutto, senza correre. Il suo «missile» era sempre là. In coda, l’unico antifurto a prova di ladri, sfigati compresi.

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