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Rubano nel liceo I genitori chiedono l’arresto dei figli

Due ragazzi di una scuola privata hanno preso il portafoglio di una prof Il padre: «Hanno sbagliato e vanno puniti»

«Ha sbagliato. Va punito». Non si è lasciato intenerire dalle spiegazioni e non ha usato mezzi termini, un papà che si è visto piombare in casa, all’ora di pranzo, i Carabinieri in cerca del figlio. La vicenda risale all’inizio di questa settimana, quando un’insegnante del liceo scientifico “Francesco Severi” in Bastioni di Porta Volta, si accorge di colpo che le mancano ben 1.200 euro dalla borsa lasciata in classe.
Sono le 12 e 30, la classe è in palestra per l’ora di educazione fisica e in aula è rimasta una professoressa a correggere alcuni compiti. Una breve assenza della donna dalla cattedra e al rientro si accorge che due ragazzi stanno frugando negli zaini. Chiede immediatamente spiegazioni e si accorge che i due non sono alunni dell’istituto.
«Sto cercando Laura», tenta di giustificarsi uno. «Venite dal preside», risponde immediatamente la prof. Ma non c’è tempo di ripetere il monito un’altra volta, i due scappano, portandosi dietro il suo portafogli e lasciando ad un coetaneo le chiavi dello scooter per riportarlo a casa all’uscita di scuola. Ma proprio dalla targa del mezzo, risultato poi essere intestato al padre di uno dei due, e dalla confessione dell’amico usato come complice, i carabinieri sono stati in grado di risalire all’identità dei ladruncoli. Entrambi diciassette anni, studenti di un istituto privato e «con famiglie senza problemi economici alle spalle».
Quando i carabinieri hanno suonato alla porta di casa di uno dei due, poco distante dal “Severi”, si sono visti davanti un padre incredulo e perplesso per ciò che stava accadendo. «Arrestateli», ha detto l’uomo, amministratore delegato di una grossa società. Ed è stato sempre il papà a costringere il figlio a restituire il “bottino” rubato poche ore prima. Solo i documenti sono scomparsi, perché lasciati su un autobus durante la fuga.
«Non abbiamo problemi di soldi», il commento dei genitori interrogati dalle forze dell’ordine. «Questo episodio ci sembra più dettato dalla volontà di emulazione che da una reale esigenza. Un modo per sentirsi forti, sfidando la sorte e i controlli» hanno detto.
Forse si è trattato di una bravata finita nella caserma dei carabinieri o forse di una scommessa con se stessi. Quello che è certo è che i due sono stati denunciati per furto, ma a piede libero, e non con la misura restrittiva in carcere chiesta da papà e mamma. «Io e mia moglie abbiamo pensato ad una forma di detenzione, anche lieve, per scoraggiare comportamenti analoghi in futuro. Se iniziamo con i furti, chissà dove andremo a finire...» spiega laconicamente l’uomo.
Dal canto suo la scuola si è detta contenta per i soldi tornati nella borsa dell’insegnante ed estranea a fatti del genere. «Saremo ancora più vigili - spiega il professor Paolo Saporiti, preside del liceo scientifico “Severi” -, più di quanto lo siamo già. Comunque è difficile poter stare attenti a tutto, gli studenti in questo plesso sono migliaia».

E sulla possibilità di far controllare la scuola da vigilantes esterni è categorico: «Sono contrario a queste forme di sorveglianza, la scuola è un luogo aperto, andrebbe contro la concezione che ho di essa».
Ora i ragazzi dovranno vedersela con due genitori ancora più ligi nel loro ruolo di “controllori”.

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