Roma - La Corte Costituzionale - secondo quanto si è appreso - ha dichiarato ammissibile il conflitto di attribuzioni sollevato dalla Camera nei confronti della procura e del gip di Milano che, rispettivamente, hanno indagato e rinviato a giudizio immediato il premier Silvio Berlusconi con le accuse di concussione e di prostituzione minorile nell’ambito del caso Ruby. La decisione di oggi è, però, solo un preliminare via libera: il conflitto sarà deciso nel merito tra qualche mese. Non prima del prossimo inverno, dunque, si saprà se la Consulta accoglierà o meno la richiesta votata a maggioranza dell’aula Montecitorio di annullare tutti gli atti di indagine sul caso Ruby e il decreto di giudizio immediato del premier.La decisione di oggi riguarda solo un preliminare via libera al conflitto. I giudici della Corte, presieduta da Alfonso Quaranta, si sono limitati a verificare la legittimazione dei due poteri e la sussistenza in astratto della materia del contendere (la presunta violazione commessa dalla magistratura di Milano nell’aver escluso la ministerialità del reato di concussione attribuito a Berlusconi quando la notte del 26 aprile 2010 telefonò in questura per sollecitare la liberazione di ’Ruby’, la giovane marocchina allora minorenne). Passato questo step, ora il ricorso della Camera verrà deciso nel merito.
Il ricorso della Camera Con una memoria di 39 pagine, scritta dall’avvocato ed esponente Roberto Nania e firmata dal presidente della Camera Gianfraco Fini, Montecitorio chiede alla Corte costituzionale di annullare tutti gli atti compiuti dalla magistratura milanese, in quanto - si sostiene - "non spettava alla procura di Milano" avviare ed esperire indagini nei confronti del presidente del Consiglio in carica, nonché procedere alla richiesta di giudizio immediato "per concussione, omettendo di trasmettere gli atti al collegio per i reati ministeriali" e in questo modo "precludendo alla competente Camera dei deputati l’esercizio delle proprie attribuzioni costituzionali previste dall’articolo 96 della Costituzione e dalla legge costituzionale n.1 del 1989". Per le stesse ragioni, secondo la Camera, "non spettava al gip del tribunale di Milano né procedere per via ordinaria e emettere il decreto di giudizio immediato nei confronti del presidente del Consiglio, né affermare la natura non ministeriale del reato di concussione.
La risposta della procura di Milano "Finché non c’è una legge, i processi vanno avanti se lo decide il giudice". Così dalla procura si commenta la decisione della Corte Costituzionale sull’ammissibilità in via preliminare del ricorso della Camera sul conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato nell’ambito del caso Ruby. Nessuna sospensione automatica del processo Ruby dunque. Nella prossima udienza, fissata per il 18 luglio, la difesa di Berlusconi chiederà con ogni probabilità la sospensione del processo fino alla decisione della Corte Costituzionale nel merito del conflitto. E, atrettanto probabilmente, la Procura si opporrà all’istanza delle difesa del premier. Il collegio dei giudici, presieduto da Giulia Turri, avrà facoltà di sopendere o far proseguire il processo.
L'avvocato Longo "Ne prendiamo atto. Valuteremo con attenzione". Così Piero Longo, legale di Berlusconi, commenta la decisione della Consulta. Poi ha aggiunto: "Eravamo sicuri che il conflitto venisse ammesso".
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