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Russia, la Duma cancella falce e martello dalla bandiera rossa della vittoria

Mosca - Via falce e martello dalla bandiera rossa della vittoria, quella che fu issata dall'Armata rossa il primo maggio 1945 sul Reichstag alla fine della seconda guerra mondiale. La decisione, dal valore altamente simbolico e con possibili effetti controversi, è stata presa oggi a larga maggioranza dalla Duma (il ramo basso del Parlamento). Lo riferisce l'agenzia Itar-Tass. A favore hanno votato 332 deputati, ossia oltre i due terzi necessari per superare il veto opposto dal Consiglio della Federazione (il Senato) dopo la prima approvazione della Duma il 23 marzo scorso. La Camera alta aveva motivato il suo «no» con la volontà di non offendere migliaia di veterani ancora in vita. «Come figlio di un soldato che è stato al fronte non posso votare questa legge. Se gli anziani sono contrari, bisogna rispettarli», aveva dichiarato Serghei Mironov, presidente del Senato.

La proposta di cancellare falce e martello dalla bandiera della vittoria, la più importante tra quelle esposte durante le cerimonie ufficiali, era maturata nel 2005 in ambienti militari, ma suscitò una forte opposizione, in particolare tra i comunisti. «Mica vogliamo metterci l'orso», aveva cercato di sdrammatizzare il deputato Alexei Sigutkin, riferendosi al simbolo di Russia Unita, il partito che sostiene il presidente Vladimir Putin. L'idea rimase comunque congelata. Con la legge approvata oggi, la bandiera della vittoria originale diventa una reliquia di Stato, intoccabile e quasi inavvicinabile. Potranno essere usate solo delle copie in numero limitato, e tutte senza falce e martello. Sul quel vessillo rosso così carico di storia resterà solo una stella.

A conferma della prosecuzione, nella Russia putiniana, di un più vasto processo di revisione della storia del Paese e di cancellazione dell'ingombrante eredità comunista.

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