«Chinese democracy» toglie il fiato. È ridondante, ossessivo, maniacalmente perfetto. Sin da quando una tastiera barocca introduce la chitarra stile Scorpions del primo brano, «Chinese democracy», si capisce che questo è il disco pensato da una mente sola, quella di Axl Rose, ed eseguito da comprimari. Però è anche vero che, a parte «There was a time» e la conclusiva «Prostitute», tutti i brani hanno una costruzione complessa e vincente, spesso frastagliata (in «Better») o addirittura sconvolta dallintreccio di tastiere e riff di chitarre (in «Catcher in the rye» come il titolo originale del «Giovane Holden» di Salinger). Insomma, scordatevi limmediatezza quasi punk di «Appetite for destruction». E in «Chinese democracy» non ci sono neppure le fregole giovanilistiche di «Use your illusion I e II». Stavolta Axl Rose riassume il rock in quattordici canzoni, quello duro di «Scraped» e «Shacklers revenge» (questultima già nel videogame Rock band 2), quello un po funky della splendida «If the world», quello complesso di «Madagascar», epica come «Civil war» da «Use your illusion» (e ci sono anche le stesse voci di sottofondo). E poi cè la voce di Axl, mixata clamorosamente in primo piano. Ha perso la brillantezza chirurgica dei ventanni.
Ma è ancora stellare, molto personale, quasi irraggiungibile in «Street of dreams» ma penalizzata dalle liriche troppo contorte di «Ryad n the bedouins». Alla fine un disco clamoroso, bello, da ascoltare tanto perché è stratificato, fascinoso, molto superiore alle aspettative di tutti (anche dei fans più irriducibili).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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