Al S. Camillo-Forlanini risparmi di gestione? Meglio le spese in più

Alla Pisana suscita perplessità in seno all’opposizione l’appalto indetto dall’azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini per i servizi di gestione e manutenzione delle apparecchiature biomediche. In ballo ci sono ben 31 milioni di euro.
La decisione di dar luogo a una gara per l’assegnazione di tali servizi sembra scontrarsi con le esigenze di risparmio rese al momento necessarie da quel gigantesco buco nero che è il deficit sanitario della Regione. Ma non solo. A ben vedere, sono diversi gli aspetti per i quali risultano quantomeno difficili da inquadrare i motivi che hanno spinto la direzione del nosocomio romano a intraprendere questo percorso e sui quali andrebbe fatta luce.
Andiamo con ordine. Stando ai calcoli effettuati dall’azienda in previsione della gara d’appalto in questione, l’importo presunto per l’erogazione dei servizi richiesti è pari a 6.200.000 di euro annui. Per un totale di 31 milioni complessivi, dal momento che la durata dell’appalto è di 5 anni. Eppure, il consorzio che gestisce attualmente il servizio - il cui contratto è in scadenza, ma che in base a quanto stipulato originariamente può essere rinnovato per altri 4 anni - ha di recente fatto un’offerta economicamente più vantaggiosa di quella che è la base d’asta annua della gara indetta dal San Camillo. E, anziché i 6.818.413 euro annui pattuiti in precedenza, ovvero alla stesura del primo contratto, avvenuta nel 2004, si è detto disposto a praticare uno sconto sostanzioso, del 9,8 per cento, corrispondente a un canone annuo di 6.150.000 euro l’anno. Un’occasione da cogliere al balzo, verrebbe da pensare. Ma l’azienda ospedaliera, a cui l’opportunità di risparmiare era stata servita su un piatto d'argento, ha preferito rispedire la proposta al mittente imbarcandosi in una gara che presenta già dei costi di suo e che non è affatto detto (anzi) che porti a una soluzione più conveniente.
Come mai? Una ragione di sicuro ci sarà, impensabile dubitarne. Con ogni probabilità, il consorzio a cui fino a oggi era stato affidato il servizio non rispondeva ai criteri di efficienza richiesti dalla dirigenza del San Camillo. Strano, però, che a farne parte siano i colossi del settore e non delle aziende di secondo ordine. Dalla Philips alla Siemens, dalla General Electric alla Foretec. Tutti nomi che, agli occhi di un osservatore esterno, sono garanzia di affidabilità. Ma questo non vuol dire. Anche ai grandi capita di tanto in tanto di commettere degli errori o, perlomeno, di rendersi protagonisti di qualche sbavatura. Resta però un mistero il fatto che non vi sia traccia di lamentele di questo tipo rivolte dalla direzione del San Camillo-Forlanini al consorzio incaricato della gestione di suddette apparecchiature. Tuttavia, per arrivare a una svolta del genere, qualche disagio, benché non si sappia quale, vi sarà pur stato, altrimenti come spiegare la decisione di voler dare il servizio in appalto ad altri, a costo anche di dover pagare una cifra superiore? Tanto più che l’attuale direttore generale del San Camillo, il cui mandato è quasi giunto al termine, agendo in questo modo vincola l’azienda, limitando le future scelte tecnico-sanitarie del suo successore.
A sollevare per primo la questione è stato il senatore del Pdl Domenico Gramazio, vicepresidente vicario della commissione Sanità del Senato.

«Nonostante la possibilità di risparmiare - dice - e non tenendo assolutamente conto delle linea guida del piano commissariale di rientro del debito della Sanità della Regione, la direzione dell’azienda ha ritenuto opportuno indire per questo servizio una nuova gara d’appalto per un importo complessivo di circa 31.000.000 di euro». Su questo episodio il senatore azzurro ha presentato un’interrogazione ai ministri del Welfare e dei Rapporti con le Regioni.

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