S. Cecilia Haydn e Mozart per Temirkanov

Yuri Temirkanov torna sul podio dell’orchestra di Santa Cecilia per un concerto interamente dedicato a Haydn e Mozart. I due grandi austriaci di fine Settecento sono rappresentati dai loro pezzi più conosciuti: la Sinfonia 101 «L’orologio» e il «Requiem». Oggi, quindi, con replica lunedì alle 21 e martedì alle 19.30) Temirkanov conduce il pubblico di Santa Cecilia attraverso un percorso rodato e di sicuro impatto, che però non finisce mai - grazie al genio dei due compositori - di fornire stupore e ammirazione nell’ascoltatore.
«L’orologio» fa parte di quel repertorio di Haydn cui la critica - specie quella ottocentesca - ha voluto dare un sottotitolo apocrifo: «La Sorpresa», «Il Miracolo», «Il Cavaliere», «L’Allodola», «La Militare», e così via. Questo perché la raffinatezza e sottigliezza, il continuo lavoro di cesello dello stile haydniano sembrava rendere necessario l’appiglio a un’immagine o a uno stimolo onomatopeico in grado di fissare almeno un istante indimenticabile del brano nella memoria. Così, la Sinfonia n. 101 è universalmente nota come «L’Orologio» per il ticchettìo scandito dai fagotti all’inizio del secondo movimento. Sarebbe ingiusto, però, ridurre un capolavoro a un semplice «gesto» musicale, per quanto efficace: questa è infatti una delle migliori creazioni di Haydn, e costruisce nel corso dei quattro movimenti un equilibrio miracoloso tra caratteri e atmosfere fortemente contrastanti, tra brillantezza ed espressività, tra episodi monumentali e istanti quasi popolareschi. Basterà qui citare le battute iniziali in modo minore della Sinfonia, quasi tragiche e solenni, alle quali si contrappone a sorpresa il tema principale, giocoso e saltellante, in maggiore.
Per quanto riguarda il Requiem di Mozart, sembra quasi superfluo ogni commento tanto il brano è universalmente noto e amato (soprattutto dopo il suggestivo omaggio che gli ha tributato Milos Forman nelle scene conclusive del suo Amadeus). Ci limiteremo quindi a ricordare che Mozart non riuscì a terminare questa sua opera suprema, interrompendosi dopo le prime battute del sublime «Lacrimosa».

Fu proprio quest’ultimo brano che gli amici cantarono raccolti attorno al letto di morte del compositore, e il commovente racconto di uno di loro ci descrive come Mozart tentò di accennare con un fil di voce la parte del tenore, per poi scoppiare in lacrime al pensiero di lasciare incompiuta l’opera.

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