Il sì (condizionato) di Biasotti al nuovo partito popolare

«Presente!» Sandro Biasotti non è sorpreso della svolta di Silvio Berlusconi. Di più, lui in fondo si sente persino «copiato». «Lo vado dicendo da due anni e mezzo - ricorda soddisfatto -. Occorre superare i contenitori politici del passato. Ed è quello che ho fatto fondando il partito arancione, con sette persone fuori dagli schemi. E portando alle scorse amministrative un movimento a un grande successo, scegliendo candidati che al 99 per cento non avevano mai fatto politica».
Quindi è un sì, o almeno una promessa di matrimonio col nuovo partito di Berlusconi? Biasotti è pronto, è anche entusiasta, ma qualche piccolo paletto preferisce aspettare a toglierlo. «Sono molto interessato, soprattutto se continua questo rinnovamento della politica, se viene riconosciuta la meritocrazia e l’avvicinamento alla società civile - accenna l’ex governatore, prima di aggiungere qualche condizione -. Sono d’accordo se si farà una federazione con i movimenti localistici, dove ognuno avrà la sua autonomia. E se si proseguirà sulla strada dei valori cattolici cristiani, quelli del partito popolare europeo. Insomma, a me non interessa confluire in Forza Italia». E tra gli aspetti che piacciono a Biasotti, c’è un po’ a sorpresa anche il ritorno di fiamma verso il proporzionale. «Non lo condivido di principio, ma in questo momento serve anche una grande intesa su alcuni punti - ribatte il fondatore degli arancioni -.

E comunque la scelta del leader fatta attraverso le primarie a ogni livello assicura ai cittadini il rispetto della loro scelta, e la chiarezza contro gli inciuci». E la grande apertura di Biasotti assume in Liguria un valore particolarmente importante, perché sarebbe l’unico, vero ma grandissimo valore aggiunto che il nuovo partito popolare del popolo italiano potrebbe ottenere.

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