«S. Giacomo, mai partiti i lavori di riconversione»

«Dieci mesi fa il commissario Marrazzo chiuse l’ospedale San Giacomo, appena ristrutturato con i soldi dei cittadini. Poi, messo sotto pressione, annunciò di volerlo trasformare in un luogo dove far “socializzare le esperienze”, suscitando una trasversale e universale ilarità. Il 13 maggio scorso siglò con i sindacati il Patto di fine legislatura, un documento di 39 punti di infausta ispirazione prodiana. Il punto 7 recitava: “Avviare entro settembre 2009 la riconversione del San Giacomo”. Il 22 luglio scorso, Marrazzo ribadì la sua promessa all’Auditorium, di fronte ai rappresentanti delle istituzioni, alla stampa, alle tv e, ovviamente, ai sindacati. Bene, oggi è il 7 settembre. I lavori di riconversione non sono partiti. Non solo. Il fantomatico progetto, contrariamente agli annunci, non è mai stato presentato in consiglio regionale. Eppure nessuno fa domande». A farle, ora, ci pensa Fabio Desideri (Pdl), vicepresidente della commissione Urbanistica del consiglio regionale del Lazio.
Del resto, in questi ultimi mesi, Marrazzo non ha risparmiato annunci sul destino del San Giacomo e sull’imminente riutilizzo della struttura per scopi ogni volta diversi. Il 21 ottobre, tanto per citarne uno, diceva che l’ex ospedale avrebbe ospitato giovani e anziani per la «socializzazione delle esperienze e per l’assistenza». Il 3 dicembre parlava dell’imminente riapertura dell’ospedale dil territorio, «un modello per tutta l’Italia». Entro Natale, aveva detto, sarebbe stata prontala bozza di riconversione. Il 24 febbraio il presidente della Regione garantiva di aver definitivo gli ultimi aspetti con il governo e annunciava l’imminente invio del progetto al consiglio regionale.

Ad aprile Marrazzo è stato costretto a respingere la proposta del sindaco Alemanno che aveva pensato di ospitare nella struttura gli sfollati del terremoto in Abruzzo perché il progetto di riapertura era ormai definito.

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