Sacchi: «Lippivalore aggiunto, ma servono giovani»

L'ex ct dell'Italia, ieri all'Acqua Acetosa per la Commissione tecnica per gli sport di squadra: «Cassano, Pazzini e Balotelli meritano un posto, ma lasciatelo lavorare in pace. Totti? Anche Baresi tornò in azzurro»

«La Nazionale italiana di calcio ha un grande allenatore, che ha capito quanto sia importante avere dei giocatori motivati e spirito di squadra». Non è una sviolinata quella che Arrigo Sacchi riserva a Marcello Lippi, ma «è il frutto di un'analisi oggettiva», da ex ct a ct, di un'Italia che ha raggiunto la qualificazione ai Mondiali del 2010 in Sudafrica con un turno d'anticipo.
«Lippi ha capito fin troppo bene che non è importante essere i più bravi, ma essere i più in forma nel momento che conta - ha detto l'ex allenatore del Milan, a margine della riunione all'Acqua Acetosa della Commissione tecnica per gli sport di squadra con alcuni tecnici azzurri (tra gli altri Recalcati, Anastasi, Barbolini, Mallett e Campagna) -. Qualcuno si lamenta per il gioco poco spettacolare, ma non possiamo chiedere all'Italia quello che non si vede nemmeno in campionato. Da noi la vittoria è la soluzione di tutti i mali e questo, culturalmente, ci impedisce di vincere e convincere».
«Lippi - ha aggiunto Sacchi - ha compiuto un miracolo al Mondiale del 2006, un'opera d'arte, vincendo con Materazzi capocannoniere: a lui suggerisco soprattutto di inserire forze nuove e riporre fiducia in Gilardino».
Proprio parlando del gioco poco spettacolare degli azzurri, Sacchi sottolinea il suo stupore per le troppe critiche ricevute dal ct azzurro. «Non capisco perchè Lippi debba essere messo sotto processo - rileva - Sta facendo il massimo, ha idee chiare, sa che la Nazionale non sarà spettacolare come la sua Juventus ed allora si affida agli istinti ed alla mentalità del campionato, che vuole squadre prudenti che poi agiscono in contropiede. Non c'è tempo per dare un gioco bello ed armonioso».
Detto che Lippi «non è un mago» e che nei club «le tattiche le condizionano i tifosi, e allora gli allenatori sono come Don Abbondio, che si adeguano a situazioni di instabilità e violenza», Sacchi riconosce però che alla Nazionale azzurra manca qualità. Per questo motivo rispunta il discorso del ritorno di Totti. «Ma è lui che si è chiamato fuori - ricorda - A me capitò con Baresi, che prima lasciò e poi tornò: non ricordo chi dei due chiamò per primo l'altro, diciamo che successe contemporaneamante». Poi, più in generale, ammette che bisognerebbe dare maggiore spazio ai giovani: «Il nostro è un paese che ama l'antichità, io prenderei in considerazione i giovani. Certo, se poi si è vecchietti e giovani nello spirito...».
Nello specifico, Sacchi prende in esame la situazione di tre attaccanti che, fin qui, Lippi non ha considerato: Balotelli, Cassano e Pazzini. «Il nerazzurro - dice - ha problemi all'Inter, ma ha grandi possibilità: se il suo talento sarà confortato da una maturità adeguata, sarà convocato di sicuro. Cassano è un grande talento ma ha avuto qualche problemino, mentre Pazzini, se sarà in forma, Marcello lo chiamerà. Non va dimenticato che l'unico direttore d'orchestra in una squadra è l'allenatore».


Un consiglio finale Sacchi lo regala non solo a Lippi, ma anche alla stampa: «Marcello non si deve arroccare sui giocatori che gli hanno dato tanto, ma la stampa deve lasciarlo lavorare in pace, perchè diventa ombroso quando viene criticato».

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