Saga Bertone, una poltrona per due

Guerra in famiglia sempre più aspra. Dopo la nomina di Barbara a capo della Spa, la madre risponde: «Sono io l’amministratore unico»

da Milano

Colpi di scena a ripetizione nella dynasty dei Bertone. Tra la madre Lilli e le figlie Barbara e Marie Jeanne, profondamente divise sui progetti di salvataggio dell’azienda, lo scontro ha raggiunto l’apice. Alla decisione dell’assemblea della holding di confermare la nomina di Barbara alla presidenza, è seguita la risposta della madre: «Sono io l’amministratore unico della Spa, con tutti i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione».
Sia Lilli sia Barbara, in pratica, si considerano numero uno della società e reciprocamente dichiarano illegittima la nomina dell’altra. E ieri, a Novara, in occasione dell’assemblea dei soci si sono tenute due riunioni parallele: da una parte la madre, dall’altra la figlia. Il braccio di ferro continua. «Qualsiasi riunione dei soci e dei consiglieri estranea a quella ritualmente convocata su richiesta di azionisti, ex articolo 2367 del Codice civile e, quindi, in quanto atto dovuto, validamente costituita - ha precisato Lilli in una nota - è da ritenersi ininfluente, illegittima e di conseguenza inesistente. Ogni eventuale iniziativa, da chiunque posta in essere, volta a sostenere altro stato di fatto, verrà denunciata senza indugio all’autorità giudiziaria».
A dirimere la questione saranno ora i legali delle parti, con il rischio che madre e figlie finiscano per portare tutti i loro contrasti nelle aule di tribunale. «I collaboratori di Lilli Bertone - spiegano gli avvocati di Barbara - hanno proposto alle nostre clienti, tramite noi, di vendere le loro azioni. Una decisione che ovviamente dovrà essere valutata dalle due figlie». Ieri, intanto, sotto lo studio legale di Novara dove è andata in scena l’ennesima puntata della telenovela, un gruppo di lavoratori della Bertone ha manifestato contro l’ipotesi che l’azienda sia ceduta al gruppo Reviglio, obiettivo della vedova Bertone.


«Non parteggiamo per nessuno - ha commentato Giorgio Airaudo (Fiom di Torino) - ma sappiamo riconoscere un piano industriale più credibile da uno meno credibile. Ci sono 1.300 dipendenti che non possono essere dimenticati». «Sono molto serena - ha commentato Lilli Bertone - e continuo a lavorare per portare a compimento l’alleanza industriale con Domenico Reviglio».

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