Alessandro Orsini, docente di Sociologia dei fenomeni politici alla Facoltà di Lettere e Filosofia dellUniversità di Roma Tor Vergata, si è aggiudicato il premio Acqui storia. Il suo Anatomia delle brigate rosse (Rubbettino, pagg. 400, euro 24) è risultato il testo più interessante della categoria storico scientifica. La motivazione del premio?
Eccola: «Lopera di Orsini è basata su unanalisi della vasta documentazione interna prodotta dalle Brigate Rosse, che lAutore contestualizza validamente con la situazione politica interna e internazionale. Il risultato è unopera di ampio respiro interpretativo, forte di una puntuale ed estesa esplorazione di studi critici e testimonianze orali. LAutore presenta una lettura del fenomeno brigatista che esce dai consueti schemi interpretativi, meccanicamente dietrologici, e lo riconduce nellambito di una concezione politico-religiosa del corso storico propria dei cosiddetti purificatori del mondo alla Thomas Müntzer, nel cui ambito la società borghese era vista come realtà totalmente e irrimediabilmente negativa da annientare attraverso il terrorismo».
E se riportiamo per intero il responso della giuria - che nelle altre sezioni ha premiato Folco Quilici (La Storia in TV), Ennio Di Nolfo (Premio Speciale), Marco Patricelli (storia e divulgazione), Antonio Pennacchi (romanzo storico)- non è per pignoleria. Piuttosto perché questo responso fornisce un interessante verdetto su una delle polemiche culturali di questestate, partita proprio dalle pagine di questo quotidiano. Il saggio di Orsini, infatti, è stato alla fine del 2009 rifiutato da un editore di prestigio come il Mulino. Un rifiuto che ha destato lo stupore di più di uno storico visto che il volume aveva ricevuto allestero un grosso apprezzamento e che poteva vantare la prefazione di uno studioso del peso di Spencer Di Scala (forse il maggior esperto americano di storia contemporanea europea) e che da subito sono state avanzate molte offerte di pubblicazione e traduzione allestero.
Quando ne abbiamo chiesto conto ad Orsini, intervistato da Tommy Cappellini l8 settembre, il giovane docente (classe 1975)non ha avuto dubbi: «La stroncatura ricevuta da parte del Mulino non è stato un buon esempio di lettura editoriale. Limpressione che alcuni studiosi hanno ricavato leggendo la relazione di rifiuto è che sia stata viziata da un pregiudizio ideologico. So da alcune fonti che il Mulino si è poi pentito di aver rifiutato il libro». E quando dal Mulino è giunta una lettera a firma di Ugo Berti Arnoaldi, in cui si precisava che il Mulino può pubblicare solo quindici libri di storia allanno e che quindi lideologia e la poca voglia di rivangare ideologie e vicende dei compagni che sbagliano centravano poco nella vicenda, Orsini ha replicato citando il testo della Mail con cui è stato rifiutato il suo lavoro. A quanto ci ha scritto conteneva commenti di questo tenore: «contributo mediocre alla letteratura splatter...
Ora lAcqui gli rende giustizia, anche se il premio non cancella il fatto che per uno dei più importanti marchi librari del nostro Paese certi temi siano forse tabù. E se non è ideologia è almeno miopia editoriale.
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