Sala direttore generale, Acerbo al suo posto a Palazzo Marino

Le indiscrezioni sulle nomine. Il numero uno operativo del Comune è destinato alla guida dell’esposizione universale, mentre il vice lo sostituirà

Sono conosciuti come persone serie, rigorose, capaci. Milanesi d’adozione, uno arriva dall’Abruzzo, l’altro da Monza, dieci anni di distanza li separano, così come i curricula, di tutto rispetto, le loro carriere si sono incrociate diciotto mesi fa quando Giuseppe Sala viene nominato direttore generale di Palazzo Marino al posto di Rita Amabile. Ora rischiano di incrociarsi, in senso letterale, di nuovo. Adesso che si parla di una possibile nomina di Sala, molto caldeggiata da Roberto Formigoni e da Bruno Ermolli, come direttore generale di Expo 2015 spa, sembra che il più quotato a occupare la sua poltrona sia uno dei suoi vice, Antonio Acerbo. Entrambi amano le sfide, sono innamorati del proprio lavoro e molto apprezzati da Letizia Moratti.
Acerbo, classe 1949, ingegnere, attulmente vice direttore generale - si dice che con Sala e Christian Malangone, l’altro vicedirettore, abbiamo creato un’ottima squadra - considerato all’epoca di Albertini il braccio operativo del vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici Riccardo de Corato è passato alla storia di Palazzo Marino per la regia del restauro e della ristrutturazione della Scala, per cui venne insignito nel 2005 dal Presidente della Repubblica del titolo di Grande Ufficiale. Da allora è il regista delle grandi opere - dagli Arcimboldi al trasporto del sottomarino Toti dalla ristrutturazione dell’Arengario alle metropolitane - bazzecole se si va indietro nel tempo a quando progettava porti e impianti nucleari. Si dice che nei primi tempi Acerbo non piacesse molto al sindaco, che ora, invece, lo considera persona preparata e affidabile, tanto da volerlo al suo fianco. Carattere mite, ottimista ma testardo, profondo conoscitore della macchina comunale, creativo, non certo una «testa quadrata». I rumors sulla sua nomina? Lui smentisce in modo categorico. Dietro la schiena le dita incrociate.
Nei corridoi di palazzo, si dice anche che Sala sia molto combattuto sul da farsi: se da un lato all’uomo di fiducia del sindaco - un passato da direttore generale di Telecom e amministratore delegato di Pirelli, 52 anni, manager prestato alla pubblica amministrazione - la nomina a direttore generale della società Expo non può che fare gola, dall’altra incombe la paura di «bruciarsi» se, come sembra, chi siederà in quella poltrona avrà le mani legate. Anche lui, suggerito alla Moratti da Ermolli, in soli 18 mesi si è costruito la sua fama: con il suo masterplan ha tentato di rivoluzionare la macchina comunale, attirandosi anche invidie e antipatie. Ma la sua rivoluzione si è dovuta fermare a metà: il manager è andato a sbattere contro la politica strictu sensu.

E il secondo capolavoro - come lo definiscono alcuni - la holding delle partecipate è rimasto lettera morta. Uomo con simpatie a sinistra, duro, deteriminato, un po’ presuntuoso come tutti i grandi manager, ha il raro pregio di parlare di merito nel pubblico, e di saperlo riconoscere negli altri.

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