Salute

Celiachia, in 25 anni raddoppiate le diagnosi infantili

A confermare l'incremento dei casi di questo disturbo, uno studio condotto dai ricercatori dell'Università Politecnica di Ancona

Celiachia, diagnosi infantili raddoppiate negli ultimi 25 anni

La celiachia è un'intolleranza permanente al glutine, ovvero un complesso di sostanze azotate che si forma durante l'impasto, con acqua, della farina di alcuni cereali. Tra questi vi sono l'avena, l'orzo, la segale, il kamut, il frumento e il farro. Alla base della patologia esiste una predisposizione genetica, tuttavia il disturbo ha anche un origine autoimmune.

In un soggetto predisposto, il consumo di glutine scatena un'abnorme risposta immunitaria che va a colpire i villi intestinali. Si tratta delle cellule dell'intestino tenue deputate all'assorbimento dei nutrienti. Quando esse vengono attaccate, perdono la loro capacità di assorbimento, con conseguenze che si riverberano in particolar modo su fegato e cervello.

Uno studio condotto dalla professoressa Elena Lionetti, in collaborazione con i colleghi ricercatori dell'Università Politecnica di Ancona, ha dimostrato che la prevalenza della celiachia infantile è raddoppiata negli ultimi 25 anni. I risultati sono stati presentati al Congresso Mondiale di Gastroenterologia Pediatrica, Epatologia e Nutrizione. La scoperta è avvenuta in seguito a un programma di screening che ha coinvolto 7.760 scolari di otto province italiane. Tutti i bambini sono stati sottoposti a un esame del sangue, prelevato dalla punta delle dita, al fine di individuare eventuali mutazioni genetiche che li predisponevano alla malattia.

In caso di positività, gli scienziati hanno verificato la presenza di anticorpi contro il glutine. La diagnosi formale è stata effettuata mediante l'applicazione di criteri clinici noti come ESPGHAN (European Society for Pediatric, Gastroenterology, Hepatology and Nutrition). Si è così scoperto che l'1,6% dei piccoli era affetto da celiachia, una percentuale questa molto più alta della media globlale di circa l'1%. «Al momento il disturbo non viene diagnosticato al 70% dei pazienti - afferma Lionetti -questo studio mostra come si potrebbe fare molto di più se lo screening coinvolgesse tutti i bambini, evitando in tal modo tante sofferenze inutili».

La celiachia è un disturbo subdolo, non a caso la sintomatologia può interessare numerosi organi. I segni clinici più frequenti includono malessere generalizzato, cefalea e stanchezza, anemia da carenza di ferro o da vitamina B12 e acido folico. Possono comparire poi colite, gonfiore addominale e flatulenza, aumento delle transaminasi, ansia, irritabilità e depressione.

Se non diagnosticata e curata in tempo, la patologia può portare a conseguenze anche gravi, tra cui alopecia, ipotiroidismo, arresto della crescita, infertilità, diabete, artrite reumatoide e tumori intestinali.

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