Covid, due studi confermano l'anticipo della pubertà

Le ricerche, nelle quali sono stati coinvolti pazienti di giovanissima età, sono state condotte presso l'Ospedale Bambino Gesù di Roma e la Fondazione Meyer di Firenze

Covid, due studi confermano l'anticipo della pubertà

Gli effetti del Covid si fanno sentire anche sulle giovanissime che si trovano a dover affrontare l'arrivo delle mestruazioni fin dalla terza elementare. Sono ben due, infatti, gli studi italiani che confermano la pubertà precoce quale conseguenza della pandemia.

Il primo studio, condotto dai ricercatori dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma, è stato pubblicato su "Italian Journal of Pediatrics". In piena pandemia di Covid è stato dimostrato un aumento dei casi che chiedevano una consulenza per pubertà precoce (246 pazienti nel 2020 rispetto ai 108 del 2019, con un incremento del 108%). Nel secondo studio, condotto dagli scienziati della Fondazione Meyer di Firenze e inserito anch'esso sulla medesima pubblicazione, sono stati considerati 49 casi di pubertà precoce. Di questi, 37 rientravano in un gruppo di nuove diagnosi e 12, invece, facevano parte del gruppo delle bambine alle quali era stata già diagnosticata la pubertà precoce, ma che avevano avuto un'accelerazione dello sviluppo durante il lockdown.

I risultati sono stati paragonati ai casi osservati nei precedenti 5 anni (2015-2019) e si è, dunque, osservato un incremento altamente significativo non solo delle nuove diagnosi di pubertà precoce, ma anche della velocità di progressione della stessa. Può il Covid determinare tali conseguenze? Si ipotizza che l'innesco per lo stimolo alla produzione ormonale sia l'esito di una serie di fattori: l'aumento di peso (in particolare dell'indice di massa corporea a seguito di inattività fisica e di un'alimentazione squilibrata), l'utilizzo di maggiori dispositivi tecnologici e lo stress psicologico. Su quest'ultimo punto ha le idee chiare la ginecologa Manuela Farris:

«L'ansia di poter contrarre la malattia, la paura del Covid, il distanziamento sociale, le modificazioni della normale routine, la percezione dei timori dei genitori rispetto ai problemi finanziari o di altro genere possono aver creato un'instabilità emotiva e una perdita del senso di sicurezza». Da non sottovalutare, poi, l'overdose da dispositivi tecnologici.

«L'esposizione alla tecnologia - continua Farris -potrebbe essere causare una riduzione dei livelli di melatonina la quale funziona da innesco alle modifiche endocrinologiche che portano allo sviluppo puberale in età inferiore alla norma. Sarà necessario chiarire se questa tendenza sia legata al particolare momento di lockdown con ricerche condotte in altri centri italiani».

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