Salute

Ecco come reagisce il nostro cervello alla "fatigue"

Un team di esperti del settore ha messo in atto uno studio sperimentale per individuare le aree dell’organismo che sono coinvolte nel processo evolutivo di questo sintomo

 Ecco come reagisce il nostro cervello alla "fatigue"

Definita “sintomo invisibile” la fatigue è un problema che può compromettere seriamente la vita di chi ne soffre. Già perché si tratta di una sensazione la cui sintomatologia non è facilmente individuabile e riconoscibile e, proprio per questo motivo, i suoi effetti sul paziente riescono a progredire indisturbati. Uno studio del Polo friulano dell’IRCCS Medea e della Clinica neurologica dell’Ospedale di Udine, ha individuato le aree dell’organismo che sono coinvolte nel processo evolutivo della malattia.

Come si manifesta la fatigue

Stanchezza

Mancanza soggettiva di energia fisica o mentale, con effetti paralizzanti, che ha la conseguenza di stravolgere la quotidianità: questo il principale sintomo della fatigue che spesso può essere confuso con altre tipologie di problemi. La fatigue caratterizza diverse condizioni neurologiche come la sclerosi multipla, il tumore cerebrale, lo stroke o il Parkinson. Chi soffre di queste patologie racconta di sensazioni che riconducono a questo sintomo invisibile. In alcuni casi si può avvertire solo un affaticamento mentale, una sorta di esaurimento di energia e dell’attenzione,in altri casi il fastidio è meramente fisico e, infine, può essere la combinazione di entrambe le forme. Quale che ne sia la manifestazione sintomatologica, individuare le basi neurali della fatigue diviene necessario per conoscere tutti quei meccanismi cerebrali responsabili del suo insorgere.

Lo studio in corso

ricercatore

Poche le notizie che si hanno relativamente alla fatigue, motivo per il quale in questo momento riflettori della medicina sono puntati sullo studio sperimentale messo in atto dal Polo friulano dell’IRCCS Medea e dalla Clinica neurologica dell’Ospedale di Udine. I risultati di questo lavoro sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Human brain mapping. Vediamo alcuni dettagli. Sono 19 le persone in perfetta salute che si sono sottoposte a questo progetto sperimentale in cui i medici hanno predisposto “un disegno sperimentale di imaging funzionale che può essere utilizzato per misurare le aree coinvolte nell’elaborazione della fatigue”.

Sui volontari è stata eseguita una risonanza magnetica funzionale (FMRI). Tutti hanno dovuto leggere delle frasi brevi funzionali per valutare le principali manifestazioni multisensoriali legate alla fatigue,come ad esempio: “Sento le braccia pesanti”, “Le mie spalle sono rigide”, “Mi fanno male i muscoli”, “Mi sento debole”. Durante la lettura, i volontari dovevano simultaneamnte immaginare, in prima persona, le sensazioni corrispondenti. Come compito di controllo,previsto dallo studio, dovevano immaginare scene visive descritte in brevi frasi, come ad esempio “Visualizzo l’acqua di un torrente che scorre”.

Primi effetti e prossime fasi dello studio

mancanza di energie

Ecco cosa accadeva: “Il compito di imagery delle sensazioni legate alla fatigue vs. il compito di immaginazione delle scene visive, attivava selettivamente il precuneo (che è coinvolto nella presa di prospettiva in prima persona), il solco temporale superiore sinistro (che è un'area di integrazione multisensoriale) e il giro frontale inferiore sinistro (noto per essere coinvolto nella rete delle immagini mentali)".

Sulla base di questi risultati, nei prossimi passi che il progetto sperimentale seguirà, non ci saranno più volontari in perfette condizioni di salute ma un gruppo di pazienti con sclerosi multipla proprio perché riportano il sintomo della fatigue con intensità elevata.

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