Salute

Esagerate col fruttosio? Ecco cosa può succedere

A sollevare i dubbi è uno studio condotto dall'Università del Colorado e pubblicato sulla rivista "Evolution and Human Behaviour"

Esagerate col fruttosio? Ecco cosa può succedere

Noto anche come levulosio o zucchero semplice, il fruttosio è un monosaccaride isomero costituzionale del glucosio dal quale si differenzia per la diversa struttura chimica. In natura si presenta solido o in soluzione acquosa e deve il suo nome alla frutta in cui è contenuto. Uva matura, banane, arance, pere, mandarini, fragole, ma non solo. Esso è presente, altresì, nel miele e nei vegetali quali pomodori, zucchine, peperoni, piselli, melanzane, carote, lattuga e aglio. Il fruttosio abbonda anche in cibi lavorati dove viene usato per dolcificare e per conservare più a lungo gli alimenti. Infatti, combinato con il glucosio, forma il disaccaride saccarosio, ovvero il comune zucchero da cucina, rispetto al quale ha un potere dolcificante ben superiore. Inoltre la sua elevata igroscopicità, cioè la tendenza ad assorbire l'acqua dall'ambiente circostante, gli consente di essere utilizzato per evitare l'essicazione dei preparati che lo contengono e per proteggerli al tempo stesso dallo sviluppo di muffe, migliorandone così la conservazione.

Normalmente il fruttosio si ottiene grazie all'isomerizzazione del glucosio presente nell'amido di mais. Considerata la sua alta solubilità, a temperatura ambiente si trova in forma liquida. È mediante un processo di raffinazione che si possono poi ottenere granelli bianchi simili allo zucchero. L'amido di mais trova impiego in campo industriale per la produzione del cosiddetto sciroppo di mais, composto per il 55% da fruttosio e per il restante 45% da glucosio. L'utilizzo dello stesso, che è presente in succhi di frutta, cereali per la prima colazione, caramelle, bibite, dolci, alimenti dietetici, barrette energetiche, nell'industria dolciaria è importante per il costo contenuto e per le sue pregiate caratteristiche.

Una volta ingerito, il fruttosio giunge inalterato nell'intestino tenue e qui viene assorbito con una velocità inferiore rispetto a quella del glucosio e poi trasportato verso il fegato. Quest'organo ha il compito di metabolizzarlo e di trasformalo in glucosio il quale, a sua volta, sarà riversato in circolo lentamente. Poiché l'assorbimento del fruttosio è relativamente rapido, i suoi effetti lassativi sono più contenuti rispetto a quelli tipici dei dolcificanti artificiali. Tuttavia un suo consumo eccessivo può generare alcuni disturbi. Innanzitutto il meteorismo, esito della saturazione dei trasportatori dello zucchero fondamentali per il suo assorbimento dal lume intestinale al sangue. In casi del genere il fruttosio in eccesso viene fermentato nel colon dalla flora batterica, con conseguente formazione di gas e acidi organici causa di dolori gastrointestinali, diarrea, gonfiori e flatulenza.

Uno studio condotto dai ricercatori dell'Università del Colorado e pubblicato sulla rivista "Evolution and Human Behaviour" ha focalizzato l'attenzione su una possibile correlazione tra l'uso di fruttosio e la comparsa di disturbi quali aggressività, iperattività, disturbo da deficit di attenzione, depressione maniacale e disturbo bipolare. Recenti statistiche indicano che l'assunzione di questo zucchero è aumentata di 40 volte dal XVIII secolo a oggi. "I nostri dati - afferma il ricercatore Richard Johnson - suggeriscono che il consumo di fruttosio sotto forma di zucchero raffinato e nello sciroppo di mais possa avere un ruolo determinante nella patogenesi di queste condizioni, perché riduce l'energia cellulare innescando una risposta di foraggiamento simile a quella che si verifica durante la sensazione di fame".

Tuttavia l'esperto precisa che l'identificazione di questo zucchero come fattore di rischio non sminuisce l'importanza dei fattori genetici, ambientali, familiari e fisici implicati nell'insorgenza delle problematiche mentali.

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