Salute

La dieta con il partner favorisce la guarigione dall'infarto

Lo afferma la ricercatrice Lotte Verwely che ha presentato il suo studio all'ultimo Congresso della Società Europea di Cardiologia

La dieta con il partner favorisce la guarigione dall'infarto

In Italia ogni anno si registrano circa 120mila casi di cui una buona parte fatale. Si ritiene che la mortalità, oggi assestata intorno all'11%, possa essere dimezzata fra qualche tempo grazie all'introduzione di migliori strategie diagnostiche e terapeutiche. Con il termine infarto (o attacco di cuore come viene popolarmente definito) si indica la morte del tessuto muscolare cardiaco che si verifica quando il flusso di sangue diretto ad una parte dello stesso si blocca a causa dell'ostruzione di una o più arterie (coronarie) dedite al suo trasporto. È in assoluto uno dei più gravi eventi cardiovascolari. L'infarto, che colpisce quasi sempre il ventricolo sinistro, si distingue in trasmurale e subendocardico. Nel primo la necrosi ischemica interessa l'intero spessore della parete ventricolare. Nel secondo, invece, si verifica la morte degli strati più interni della parete ventricolare.

La causa principale del disturbo è l'aterosclerosi, una condizione dovuta all'accumulo di materiale lipidico lungo le pareti delle arterie coronarie. Viene così a formarsi una placca aterosclerotica che può rompersi e dar luogo alla formazione di un coagulo di sangue le cui dimensioni, se sufficientemente grandi, sono in grado di bloccare il flusso di sangue che circola attraverso l'arteria. Più raramente l'infarto è l'esito dello spasmo di un'arteria coronarica dovuto, ad esempio, a particolari condizioni come l'assunzione di droghe. Esistono, poi, fattori di rischio che favoriscono la sua comparsa: l'età avanzata, il sesso maschile, la familiarità, la sedentarietà, il fumo di sigaretta. Ancora il diabete, l'ipertensione e una dieta ricca di alimenti calorici e grassi che predispongono a un aumento del colesterolo cattivo nel sangue.

Sintomi dell'infarto possono comparire improvvisamente o in maniera sfumata nelle ore o nei giorni precedenti. Alle volte nei pazienti diabetici, negli anziani e nei soggetti che hanno subito un trapianto di cuore, l'attacco cardiaco è asintomatico o determina una morte rapida e inaspettata. Manifestazioni tipiche includono: disagio, fastidio o dolore oppressivo al centro del petto (l'algia può estendersi allo stomaco, alla spalla, al braccio sinistro, ai denti, al collo, alla mascella), difficoltà respiratorie, nausea, vomito. Ancora sudorazione fredda, pallore, vertigini, svenimenti, estrema agitazione alla ricerca invana di una posizione capace di alleviare il dolore. Le donne, per le quali i segni clinici possono essere meno evidenti, lamentano dolori addominali, bruciore retrosternale, capogiri e senso di svenimento.

Vita sedentaria, alimentazione scorretta, fumo di sigaretta, obesità, come già accennato, sono importanti e pericolosi fattori di rischio cardiovascolare. Lo studio Euroaspire 4 ha evidenziato quanto sia difficile motivare i soggetti a cambiare le proprie abitudini. Se non profondamente spronati, il 49% di quelli che prima dell'infarto fumavano ha ripreso. Il 60% di coloro che non facevano sport ha perpetrato l'inattività e l'80% degli obesi non è riuscito a perdere peso una volta dimesso dall'ospedale. Come convincere, dunque, i pazienti? Forse la risposta sta nella complicità di coppia.

Durante l'ultimo Congresso della Società Europea di Cardiologia la ricercatrice Lotte Verwely dell'Accademic Medical Center di Amsterdam ha dimostrato che quando i partner si uniscono nello sforzo, chi ha vissuto un infarto ha maggiori probabilità di riuscire a cambiare la propria routine. A 411 individui sono stati consigliati programmi di stile di vita per dimagrire, per smettere di fumare o per fare sport. Nella metà dei casi è stato coinvolto anche il partner che volontariamente ha modificato le proprie abitudini. Dallo studio è emerso che i partecipanti supportati dal compagno/a avevano più del doppio di probabilità di realizzare l'obiettivo che si erano preposti.

Nello specifico un partner partecipante aiuta maggiormente nella perdita di peso, con un raggiungimento della meta in quasi il triplo dei soggetti accompagnati nel sacrificio, rispetto a quelli lasciati a lasciati soli ad affrontare la sfida.

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