In principio fu Jefferson che - mettendo in imbarazzo tutti i pigri d'America - demonizzò l'arte del riposo: "Il sole non mi ha mai sorpreso a letto in 50 anni", disse. Vennero poi il secondo dopoguerra e il boom economico e, con essi, anche una società maggiormente frenetica e spesso nevrotica, incapace di concedersi un po' di meritato riposo.
Una ricerca condotta alla Brown University di Providence, nello stato del Rhode Island, ha evidenziato come "il processo dell'addormentamento è disturbato non solo da cattive abitudini ma anche da mutamenti di tipo biologico legati alla pubertà. Mentre il bisogno di sonno rimane stabile a nove ore per notte, gli adolescenti sviluppano una tendenza fisiologica a rimanere svegli più a lungo". Ovvero: più si cresce e meno si dorme.
Secondo i ricercatori dell'università di Lilla, invece, "le stimolazioni esterne contribuiscono al rinvio" dell'addormentamento. Si indugia con lo smartphone o il tablet, rimandando il riposo. Da ciò deriva il fatto che i giovani, la mattina, si alzano sempre più tardi e dormono sempre di meno.
Per risolvere la carenza di sonno tra i giovani, alcuni medici propongono di ritardare l'ingresso a scuola: "L'Istituto francese di sanità consiglia da tempo di far suonare la campanella non prima delle 9 nelle scuole secondarie, tenendo conto dei tempi di spostamento da casa all'aula".Consigliano infine di rinunciare alle mattinate del weekend passate sotto le coperte e propongono di riscoprire la "siesta", il riposino giornaliero.
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